Il camionista polacco eroe lottò fino all'ultimo per evitare la strage

Il camionista polacco Lukasz Urban lottò fino all'ultimo per impedire il massacro. Per bloccarlo sono state necessarie molte coltellate e un colpo di pistola

Il camionista polacco eroe lottò fino all'ultimo per evitare la strage

La frase più emblematica è quella del ministro degli Esteri polacco, Witold Waszczykowski, che ha annunciato che "anche la Polonia ha i propri martiri nella guerra contro Daesh". Un omaggio postumo al camionista Lukasz Urban, morto nel disperato tentativo di sventare l'attentato che lunedì sera è costato la vita a dodici persone morte schiacciate da un tir mentre facevano compere ai mercatini natalizi di Berlino.

Il 37enne alla guida del mezzo sarebbe stato aggredito in qualche punto del tragitto da Torino alla Polonia, sequestrato e condotto a una fine tragica, dopo che il suo Scania R450 venne dirottato e lanciato come arma letale sugli ignari passanti che affollavano le vie più centrali della capitale tedesca.

Secondo le prime ricostruzioni della stampa teutonica, che a sua volta cita fonti investigative, Urban sarebbe stato ripetutamente colpito con un coltello prima di essere finito con un colpo di pistola. È possibile che si sia aggrappato al volante per interrompere ad ogni costo la corsa omicida del camion e che la colluttazione con l'attentatore abbia impedito che il tir proseguisse nel suo tragitto di morte, fermandosi dopo "appena" cinquanta metri.

"Ci deve essere stata una lotta", spiegano gli inquirenti.

Il volto tumefatto e insanguinato di Urban testimonierebbe una colluttazione non breve, al punto che il polacco sarebbe stato ancora in vita fino al momento in cui il mezzo pesante ha impattato con la folla.

Secondo la Bild il terrorista lo avrebbe finito con un colpo di arma da fuoco solo una volta che il tir si è fermato. Forse l'estremo tentativo di mettere a tacere per sempre il testimone più scomodo di tutti.

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