Se sia stato un eroe (per caso) o no forse non lo sapremo mai. Certamente Lukasz Urban, 37 anni, un figlio di 17 anni che non sa più con che cosa asciugarsi le lacrime, è stato la prima vittima dell'uomo che gli ha rubato il tir di cui era l'autista, lo ha ucciso e poi qualche ora dopo ha lanciato il mezzo contro la folla che prima di andare a cena faceva qualche acquisto nel mercatino natalizio di Breitscheidplatz, a Berlino.
Era un uomo mite, Lukasz. Uno che ieri è stato a lungo raccontato dal cugino nonché datore di lavoro Ariel Zurawski, che ieri davanti alla sua azienda di Gryfino mostrava ai cronisti radunati in capannello attorno a lui la foto di lui dal cellulare. Un omone alto 180 centimetri che stazzava 120 chili, un gigante al volante di un gigante, che probabilmente ha lottato per fare in modo che l'aspirante attentatore non si impadronisse del suo bestione. Lo testimoniano le ferite trovate sul suo corpo, che fanno immaginare una colluttazione. Ma si sa, tre pallottole sanno essere un argomento piuttosto convincente anche per un omone coraggioso.
Questo era Lukasz. Uno che il cugino non ha mai pensato nemmeno per un secondo che potesse essere coinvolto nella vicenda, nemmeno nei minuti concitati dopo la strage, con i morti ancora caldi vicino alla Kurfusterdamm e lo Scania R450 con il parabrezza sfondato e le decorazioni natalizie che penzolavano tra i pezzi di vetro. «Mi aveva detto di volersi fermare a Berlino per la serata ma dal pomeriggio di lunedì non sono più riuscito a mettermi in contatto con lui».
Di lui, di Lukasz, si vedono due immagini. In una, di qualche anno fa, ha la giacca di una tuta blu con una striscia rossa, e sorride imbarazzato alla guida del tir nella sua posa di lavoro, la mano destra sul volante, quella sinistra appoggiata al finestrino abbassato. Nella seconda, quella mostrata dal cugino ai giornalisti, è più recente. Sembra ingrassato, ha un volto paffuto, il viso sporcato da un pizzetto leggero, ma il sorriso è lo stesso, di chi è abituato a chiedere scusa.
Questo per Lukasz era l'ultimo viaggio prima del Natale. Per questo aveva fretta di tornare, per questo aveva provato ad anticipare la consegna di quelle maledette tonnellate di tubi di acciaio.
Sua moglie Zuzanna lo aspettava perché insieme dovevano andare a comprare i regali di Natale, all'ultimo momento ma si sa com'è la vita di chi guida i camion e di chi li ha sposati. La donna non è nemmeno andata a Berlino per riconoscere il corpo del marito. Il suo sarà un Natale senza regali e senza sorriso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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