Chi sono gli intellò dietro al discorso di Marine Le Pen

Parigi val bene una messa per le icone pop del nuovo clero mass-mediatico. Eppure un’avanguardia intellettuale emarginata dai circuiti editoriali e televisivi istituzionali difende gli interessi del popolo e i valori della Francia profonda. A raccogliere questo nuovo consenso “intellettuale” è il Front National

Chi sono gli intellò dietro al discorso di Marine Le Pen

Per Julien Benda, autore de Il tradimento dei chierici (1927), l’intellettuale doveva essere il “custode dei valori” al servizio dell’universalismo ellenistico-cristiano (la ragione, la verità, la giustizia). Nel suo eretico pamphlet contestò “l’asservimento dei clercs ai laici, degli uomini di pensiero e di poesia agli interessi politici ed economici” fino a definire gli intellò come la “milizia spirituale del potere temporale”. Parigi val bene una messa per le icone pop del nuovo clero mass-mediatico. Perché se prima la classe intellettuale era un’autorità morale che dava voce ai senza voce, oggi è diventata un’iper-classe autoreferenziale barricata in tre grandi arrondissement (quartieri) della capitale. Lì dove ci sono le redazioni di Le Monde, Le Figaro, Libération, gli studi televisivi di TF1, o radiofonici di RTL, BFM, Europe 1. È un opinionismo di connivenza, mondano, incestuoso, dove mondo giornalistico, politico e dello spettacolo si mescolano per diventare becero showbiz comodo allo spirito del tempo. Il più delle volte premiato a Cannes o ai festival letterari un po’ bohémienne.

Ma di fronte al tradimento dei chierici e alla violenza intellettuale di personaggi come Bernard Henri Levy, sono sempre di più gli scrittori, i sociologi, i politici, gli economisti, gli storici, di destra come di sinistra, che non si piegano al conformismo delle idee in una Francia presa in ostaggio dal politicamente corretto. Il settimanale francese Le Point nell’ottobre del 2013 con un numero intitolato “Les nouveaux consérvateurs à la française” (I nuovi conservatori alla francese) provò a descrivere il trait d’union che lega personalità diverse fra loro come il polemista Eric Zemmour, il filosofo marxista Jean Claude Michéa, lo scrittore Régis Debray, l’ex canidato Jean Pierre Chevenement, lo spin doctor Jean Marie Couteaux, il numero due del Front National Florian Philippot, l’economista Jacques Sapir, il demografo Emmanuel Todd, i politici Nicolas Dupont-Aignan, Roland Dumas, Philippe De Villiers. “Detestano l’Europa, il liberalismo e la globalizzazione” scriveva nella prima di copertina la rivista analoga al Time statunitense per sottolineare i cardini della pars destruens che sta mettendo in crisi i chierici del pensiero liberale e libertario. Agli opinionisti citati da Le Point è doveroso aggiungerne altri che in queste ultimi mesi hanno creato scompiglio nel dibattito politico-culturale. Tra questi il filosofo Michel Onfray, ateo, illiberale e anti-progressista, l’autore del romanzo “Sottomissione” Michel Houellebecq, il sindaco controcorrente e sovranista di Béziers Robert Menard oltre che l’attore e produttore cinematografico Gérard Depardieu, da qualche mese trasferitosi in Russia e pubblicamente vicino alle posizioni di Vladimir Putin. Tra i meno televisivi ci sono poi il filosofo Pierre-André Taguieff, la demografa Michèle Tribalat, il politologo Alain De Benoist, l’autore del libro “L’archeofuturismo” Guillaume Faye, l’ecologista Serge Latouche, il giornalista Thierry Meyssan e il sociologo anti-utilitarista Alain Caillé.

La galassia degli intellettuali che, parafrasando Eric Zemmour, difendono gli interessi del popolo e i valori della Francia profonda, non si ferma nel grande circuito mediatico ed editoriale istituzionale. Ad avvertirlo fu lo stesso numero due del Front National Florian Philippot che intervistato dall’emittente parlamentare LCP disse all’intervistatore: “la legge sull’anti-terrorismo, sul modello del Patriot Act statunitense, serve solo a controllare internet, proprio perché su internet che c’ è il vero dibattito politico e culturale”. Tra i più attivi opinionisti nel panorama digitale francese ci sono il sociologo Alain Soral, sette anni al Partito Comunista Francese e uno al Front National al fianco di Jean Marie Le Pen, e l’umorista più scomodo e celebre di Francia Dieudonné M’Bala M’Bala, i quali, insieme, stanno lanciando un nuovo partito politico sovranista chiamato Réconciliation Nationale (Riconciliazione Nazionale). Pur essendo boicottati dall’apparato mediatico-giornalistico il duo Dieudo-Soral riesce attraverso internet a conquistare un vasto consenso nella Francia profonda tanto che il primo ministro Manuel Valls e il capo dell’Eliseo François Hollande gli hanno dichiarato guerra pubblicamente in diverse occasioni. Altro che “Voltairismo”.

Eppure i processi e la reduction ad hitlerum da parte della cultura ufficiale non sembra fermare questa ondata di libertà di espressione. In fondo la stessa Marine Le Pen ha pescato in questo pensatoio molte delle idee che hanno portato il Front National ad essere il primo partito di Francia.

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