"Ci prepariamo al peggio": la paura della Moldavia

Il ministro degli Esteri della Moldavia, Nicu Popescu, manifesta tutta la preoccupazione e impotenza del Paese più povero d'Europa. "Siamo in crisi e troppo deboli per alzare la voce, l'Europa ci aiuti"

"Ci prepariamo al peggio": la paura della Moldavia

Se già di per sè, nel conflitto Russia-Ucraina, i confini sono molto labili e sottili vista la situazione sempre più delicata che si va delineando, figuriamoci quando i vicini di casa sono i civili ucraini che provano a fuggire e la guerra che si combatte a due passi da casa. È il caso della Moldavia che, come abbiamo visto sul Giornale.it, ha già accolto oltre 230mila rifugirati tra cui oltre la metà rimarrà nel Paese. Le conseguenze per il Paese più povero d'Europa, però, sono già tangibili.

"Siamo fragili e già in crisi"

Il ministro degli Esteri moldavo, Nicu Popescu, quasi in maniera impotente ha affermato di assistere "a una straordinaria crisi umanitaria" e che "il flusso di rifugiati è più alto e più rapido di quanto previsto. La Moldavia - sottolinea - è uno stato neutrale. La sua neutralità militare è sancita dalla Costituzione e ci aspettiamo che tutti rispettino questo status". Però, le sue parole nascondono una chiara fragilità di fondo: in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, Popescu afferma che il suo è il Paese "più fragile della zona e non posso negare che ci stiamo preparando al peggio. La crisi c’è già".

La popolazione complessiva della Moldavia è di 2,5 milioni di abitanti, pochissimi se paragonati alle centinaia di migliaia di profughi ucraini arrivati e in arrivo. Da qui nasce l'appello ad altri Paesi affinché ci sia un piano per ricollocare altrove chi fugge dalla guerra. "Viviamo già una crisi umanitaria. Tra poco non avremo più modo di accogliere dignitosamente i rifugiati", afferma al quotidiano. La già fragile economia moldava è già stata provata dal conflitto a causa di gravi perdite di importazioni dall’Ucraina, "principalmente dal porto di Odessa" oltre alla sofferenza con le esportazioni. "Per non parlare del crollo della fiducia degli investitori", aggiunge.

"Vogliamo far parte dell'Europa"

A poco sembra essere servito l'incontro del segretario di Stato americano, Antony Blinken, con la presidente europeista Maia Sandu e Popescu nella capitale Chisinau dove è stato assicurato anche l’appoggio degli Stati Uniti. Però, le somiglianze con l’Ucraina sono troppe (dal gas russo al debito pubblico oltre alla Transnistria paragonabile al Donbass) per vivere sonni tranquilli. Ad una giornalista ucraina che accusa Popescu di non aver aderito alle sanzioni contro la Russia, il ministro spiega che nonostante la vicinanza al popolo ucraino e la condanna a Putin, "siamo troppo deboli per alzare la voce, rischiamo un punto di rottura, non possiamo spingerci oltre, e i nostri partner europei l’hanno capito", alludendo ad una guerra interna. Da qui, la richiesta di far parte dell'Ue. "Non è una novità che la Moldavia voglia far parte dell’Europa - sottolinea - sappiamo che non avviene dall’oggi al domani, ma abbiamo bisogno di un segnale forte, è quello che vogliono i nostri cittadini".

I cittadini moldavi, in questa fase, si difendono come possono: gli abitanti della Transnistria provono a

oscurare siti come Sputnik per non alimentare disinformazione. Anzi, è appena stato aperto un canale Telegram del governo con le notizie verificate sulla guerra "che invitiamo tutti a seguire", conclude Popescu.

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