Cina, approvata legge che mira a creare un islam nazionale

La nuova legge di Pechino sulla progressiva nazionalizzazione dell'islam è stata duramente condannata da numerose organizzazioni umanitarie

Cina, approvata legge che mira a creare un islam nazionale

In questi giorni il governo di Pechino ha approvato un provvedimento normativo inteso a promuovere la nascita di un "islam nazionale". Secondo quanto riporta il quotidiano cinese Global Times, le autorità avrebbero approvato la nuova legge in base alle indicazioni avanzate da ben “otto associazioni musulmane”.

La normativa appena introdotta, sempre secondo la stampa locale, impone numerosi divieti a carico dei seguaci del credo in questione, al fine di renderlo "sempre più compatibile, nell’arco di cinque anni, con i valori e le tradizioni cinesi". La legge infatti mette al bando importanti elementi caratteristici della cultura islamica: “barbe lunghe, hijab, mezzelune sopra le cupole delle moschee”. Il nuovo provvedimento, inoltre, attribuisce all’esecutivo Xi Jinping il potere di esercitare “rigorosi controlli” sulle scuole coraniche sparse in tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di “individuare tempestivamente imam fondamentalisti”.

Le autorità comuniste hanno presentato tali regole come “estremamente rispettose” delle istanze della comunità musulmana e hanno rigettato con forza le accuse di “intolleranza” e “discriminazione” avanzate in questi giorni da molte ong a difesa dei diritti umani.

La leadership del Paese asiatico e la nuova legge sulla progressiva “nazionalizzazione dell’Islam” sono state infatti duramente condannate da numerose organizzazioni umanitarie. Ad esempio, Human Rights Watch ha bollato come “palesemente repressiva” la normativa appena introdotta e l’ha additata come un "ulteriore tassello" della strategia anti-minoranze promossa dal governo di Pechino. Tramite una nota, l’associazione ha sostenuto che le regole in questione renderanno “ancora più difficile” la vita dei musulmani residenti nell’ex “celeste impero”, già caratterizzata da “pesanti restrizioni” disposte dall’esecutivo in nome del “contrasto al terrorismo jihadista”.

Recentemente, le limitazioni alle quali è da tempo soggetta la minoranza maomettana cinese sono state pubblicamente biasimate dall’Onu. Profondo sdegno da parte delle Nazioni Unite è stato provocato, in particolare, dai “campi di rieducazione per islamici” istituiti dalle autorità comuniste al fine di “istruire nella fedeltà alle tradizioni nazionali” i musulmani “inclini al fondamentalismo”.

Le strutture in questione, ad avviso dell’Onu, si troverebbero principalmente nella regione autonoma dello Xinjiang e nella provincia dello Yunnan, territori in cui, a detta dei dirigenti maoisti, risiederebbero comunità maomettane “restie a integrarsi nella società cinese”.

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