Dopo le zanne d’elefante e le corna di rinoceronte, ora va "a ruba" la pelle d'asino che mette a rischio la sopravvivenza degli stessi animali. A denunciarlo è stata l’organizzazione per i diritti degli animali Peta Asia, che ha pubblicato un video relativo ai maltrattamenti che gli asini subiscono nelle fattorie della Cina.
Qui, infatti, la pelle d'asino è uno dei prodotti più ricercati per la produzione di un particolare medicinale cinese, simile a una gelatina, chiamato eijao. Ora anche un'inchiesta dell'Economist mostra come la grande richiesta dell'elisir tonificante abbia portato Pechino a cacciare la specie anche in Africa. Dal 1990 al 2016, infatti, in Cina si è passati da 11milioni a 5 milioni di asini, animali che costituiscono la risorsa principale per l'economia di molti Paesi in via di sviluppo. L'Economist spiega, ad esempio, che in Kenya gli asini, attualmente, sono solo 900mila esemplari, la metà rispetto al 2009 e,l'anno scorso, il prezzo di un asino è salito del 325% nel giro di sei mesi. Dal 2011 al 2016 il numero di asini è diminuito del 60% in Botswana e di un quinto, mentre Colombia ha perso quasi un decimo dei suoi asini e il Brasile circa il 5%.
Il Corriere della Sera ha spiegato che per frenare il commercio indiscriminato alcuni Stati, come il Botswana, hanno deciso di rifiutare la concessione di permessi per le esportazioni verso la Cina, mentre altri invitano le persone a non acquistare più questa sostanza o prodotti che la contengano tra gli ingredienti. L'organizzazione "The Donkey Sanctuary", fondata nel 1969 da Elisabeth Svendsen per tutelare la specie, ha evidenziato, ad esempio, la disponibilità di prodotti contenenti ejiao nei negozi di MTC a Londra, liberamente commercializzati in Rete su eBay e Amazon. Mancano, inoltre, i controlli sui sistemi di macellazione illegale di asini in aree remote, segnalati in tutta l’Africa, sebbene in molti Paesi il consumo di questa carne sia vietato dall'Islam."La legislazione contro la macellazione degli asini in determinate regioni è un passo positivo, ma i governi devono essere consapevoli che questo potrebbe comportare un aumento delle violazioni del benessere e la trasmissione di malattie tramite il trasporto transfrontaliero affinché i trader possano accedere ai mercati legali", denuncia l'organizzazione.
Tra quattro e dieci milioni di asini "potrebbero morire ogni anno per soddisfare una domanda insostenibile, che causa simultaneamente sofferenze di massa agli asini e mette a rischio i mezzi di sostentamento di milioni di persone che dipendono da loro", conclude la "The Donkey Sanctuary", chiedendo di fermare il commercio e invitando i Paesi interessati da questo mercato a seguire l’esempio del Burkina Faso e del Niger e bandire la macellazione e l’esportazione di asini per le loro pelli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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