In queste ore la Spagna si sta distinguendo dalle alte nazioni europee per la natura restrittiva delle misure adottate per contrastare la diffusione del Covid-19: poco fa, di fatto, gli iberici hanno sospeso la Convenzione di Schengen.
Non esiste una vera e propria misura che consenta di poter definire Schengen sospeso de jure - anche perché i Paesi contraenti sono 29, e dovrebbero essere d'accordo pure le istituzioni sovranazionali europee, che sembrano disponibili ad una riflessione complessiva sul tema - ma la ratio delle prescrizioni spagnole suggerisce come Schengen possa essere considerato sospeso de facto.
Il sistema della liber circolazione europea - come abbiamo segnalato - sta scricchiolando a più livelli, ma le autorità spagnole sono le prime ad aver ufficializzato una decisione che rischia di fare scuola altrove, magari pure in Italia. Dopo la decisione che interessa l'esercito schierato in ben sette città spagnole, il governo presieduto da Pedro Sanchez ha disposto la chiusura delle frontiere. Il provvedimento - come ripercorso dalla agenzia Lapresse - era stato anticipato questa mattina ad El Pais dal ministro dell'Interno, Fernando Grande Marlaska, che è espressione del Partito Socialista Operaio. Ma adesso è arrivata l'ufficialità. Si era parlato di una "possibilità", che è divenuta concreta in questi ultimi minuti.
La circolazione delle persone sul territorio spagnolo, a partire dalla prossima mezzanotte, non potrà più essere considerata "libera". L'ingresso via terra, stando alle anticipazioni riportate dall'Adnkronos, sarà consentito, dunque lecito, soltanto per i cittadini iberici. Ma non è tutto. Le frontiere tornano ad esercitare un ruolo chiave nei meccanismi che riguardano gli spostamenti delle persone: i controlli risulteranno a breve "ripristinati", registrando così una sospensione di Schengen che può già essere definita alla stregua di un fatto. C'è, com'è ovvio che sia, la persistenza di qualche eccezione: una riguarda i diplomatici; un'altra, che è comunque rilevante, le "cause di forza maggiore". E le merci, che ora come ora sono decisive, in specie se riguardano il settore alimentari, potranno contare su un'ulteriore deroga. Vengono citate anche le persone che lavorano in Spagna, ma che provengono da al di là delle frontiere.
Mentre nei palazzi dell'Unione europea ci si interroga sul da farsi, insomma, l'esecutivo spagnolo ha già deciso: Schengen può aspettare.
Adesso bisogna contrastare la pandemia da coronavirus con ogni mezzo possibile tra quelli applicabili secondo la legge nazionale. Nei prossimi giorni, quindi, potrebbe essere Bruxelles ad allinearsi con gli spagnoli: il quadro è in continuo movimento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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