Corte suprema indiana: giudice suggerisce a imputato per stupro di "sposare la vittima"

Il giudice indiano finito nella bufera non ha ancora rilasciato commenti sulla richiesta di sue dimissioni avanzata dalle femministe

Corte suprema indiana: giudice suggerisce a imputato per stupro di "sposare la vittima"

In India è bufera sul presidente della Corte suprema nazionale, poiché, nel corso di un’udienza, ha suggerito a un soggetto imputato per stupro di sposare la sua vittima minorenne, per evitare così il carcere. Il magistrato in questione si chiama Sharad Arvind Bobde e, con quella sua iniziativa, si è attirato le ire delle associazioni femministe indiane, che ne chiedono le dimissioni immediate. Anche il predecessore di Bobde alla guida della Corte suprema, ossia il giudice Ranjan Gogoi, è stato bersagliato di critiche da parte del movimento #MeToo, essendo stato accusato di aggressione sessuale da un'ex dipendente. La violenza sulle donne è un problema molto grave nel Paese asiatico, dove, secondo dati ufficiali, nel 2019 sono stati accertati in media 87 stupri al giorno e le aggressioni ai danni delle donne aumentano di circa il 7% ogni anno, con uno stupro denunciato ogni 15 minuti.

Relativamente alle polemiche sul giudice Bobde, questi stava ultimamente trattando un fascicolo penale in cui risultava indagato per stupro un funzionario tecnico del governo indiano. Durante l'esame della richiesta di liberazione dell’imputato su cauzione, il magistrato avrebbe quindi consigliato allo stesso tecnico di sposare la giovane studentessa vittima della violenza sessuale. Facendo così, il presunto colpevole sarebbe riuscito, secondo Bobde, a non finire in carcere e a conservare il posto di lavoro. La scoperta della proposta fatta dal giudice all’indagato ha subito scatenato proteste su proteste, con il lancio di una petizione per la rimozione del magistrato dalla Corte suprema.

Le associazioni femministe pretendono le dimissioni di Bobde anche per un’altra iniziativa presa da quest’ultimo ai danni delle donne, nel corso di un altro processo svoltosi contemporaneamente a quello dello sconcertante “suggerimento”. In quell’altro procedimento penale, lo steso giudice, accusano le femministe, avrebbe messo in dubbio il fatto che una violenza sessuale commessa da un marito contro la moglie possa essere equiparata a uno stupro.

Per le organizzatrici delle proteste, la mentalità del magistrato indiano oggetto dello scandalo “non solo autorizza ogni forma di violenza sessuale, fisica e mentale da parte del marito, ma normalizza anche la tortura che le donne indiane subiscono da anni all'interno del matrimonio senza alcuna possibilità di ricorso legale”. Per il momento, Bobde non ha rilasciato commenti sulla richiesta di sue dimissioni avanzata dalle organizzazioni a difesa dei diritti delle donne.

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