Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha appena messo una “taglia” a carico del capo dei guerriglieri comunisti attivi nell’arcipelago.
Il Capo dello Stato settantaquattrenne ha infatti annunciato, durante un recente comizio, che ricompenserà con ben “3 milioni di pesos” (pari a 59mila dollari americani) chiunque gli porterà la “testa” del comandante del New People's Army, formazione paramilitare antigovernativa che da cinquant’anni lotta per prendere il potere nel Paese asiatico.
Tale sigla, classificata dal governo filippino come “gruppo terrorista”, ha ultimamente rivendicato il brutale assassinio di quattro poliziotti, avvenuto nella provincia centrale di Negros Oriental. Secondo quanto riportato dai vertici delle forze dell’ordine e dallo stesso Duterte, i quattro agenti, intenti a pattugliare le strade della città di Ayungon, sarebbero stati feriti e rapiti da un commando di “20-25 miliziani marxisti”. Condotti in una base del New People's Army situata in una foresta dell’entroterra, gli ostaggi avrebbero subito, dopo un breve periodo di prigionia, una “decapitazione stile-Isis” e i loro corpi sarebbero poi stati bruciati.
Il presidente della nazione insulare ha quindi giustificato l’introduzione della “taglia” evidenziando la “bestialità” del trattamento riservato dai ribelli comunisti agli agenti di pubblica sicurezza. Egli ha giurato di essere “completamente impazzito per la rabbia” dopo avere appreso i dettagli del supplizio riservato dai miliziani ai quattro uomini in divisa. Duterte ha inoltre garantito di essere disposto a innalzare la taglia fino a “20 milioni di pesos” (392mila dollari Usa) pur di vedersi consegnare “su un piatto d’argento” la testa del comandante degli insorti marxisti. Egli ha contestualmente chiarito: “Voglio soltanto la testa, non tutto il corpo, altrimenti questo diventerebbe subito oggetto di devozione da parte dei simpatizzanti della follia comunista”.
Dopo avere motivato la decisione di disporre una taglia, il leader di Manila ha attaccato frontalmente le organizzazioni umanitarie che hanno finora criticato la repressione sviluppata dal governo nazionale contro il New People's Army e le organizzazioni criminali dedite al narcotraffico. Il presidente, in particolare, ha rivolto critiche feroci all’indirizzo dell’ong Karapatan, colpevole di averlo duramente biasimato in questi mesi per le “pesanti violazioni dei diritti umani” compiute dalle forze di sicurezza filippine durante i raid effettuati ai danni dei ribelli comunisti e delle bande di spacciatori.
Rivolgendosi direttamente ai vertici di tale associazione, Duterte ha infatti tuonato: “Quelli di Karapatan hanno scelto di stare dalla parte dei nemici della legge e dello Stato. Chi sputa sulle forze dell’ordine si schiera automaticamente a difesa delle principali minacce all’ordine pubblico, rappresentate attualmente dal New People's Army e dai signori della droga”.
Il Capo dello Stato ha successivamente dichiarato che i rappresentanti di Karapatan sarebbero “complici sul piano morale” degli assassini dei quattro poliziotti presi recentemente in ostaggio nella provincia di Negros Oriental e che meriterebbero, di conseguenza, di ricevere ciascuno un “proiettile nel cranio”.
Il comizio del politico settantaquattrenne si è concluso con la messa in evidenza dei “risultati straordinari” conseguiti finora dal suo esecutivo nella lotta all’insurrezione marxista nell’arcipelago.
Il presidente, citando dati forniti dalle forze armate nazionali, ha appunto rimarcato il fatto che, dal giorno del suo insediamento al vertice del Paese asiatico, la consistenza numerica della formazione paramilitare comunista sarebbe letteralmente “crollata”, passando da “oltre 10mila unità”, registrate nei mesi precedenti all’entrata in carica di Duterte, alle attuali “3500”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.