Le Filippine vanno alla guerra (commerciale) contro gli Stati Uniti d’America. Il presidente Rodrigo Duterte ha cancellato l’ingente ordine di ben 26mila fucili americani che sarebbero serviti ad equipaggiare la polizia. L’atto è diretta conseguenza dell’allontanamento tra Manila e Washington e conferma la divisione tra i due Paesi. In un momento estremamente critico per le politiche statunitensi nell’Asia meridionale.
La fornitura di fucili si sarebbe dovuta concludere entro un anno. A luglio del 2017, infatti, le armi dovevano essere consegnate alle forze armate filippine dagli americani. Però il capo del governo delle Filippine ha annunciato che l’affare è saltato. E lo ha fatto tenendo fede al suo stile sopra le righe adombrando sospetti sulla bontà (e la convenienza) dell’accordo.
“Stiamo cercando altri fornitori in grado di offrirci ciò che ci serve a un prezzo migliore. E magari vendendoci merce migliore e più durevole di quella che possono darci gli americani”, ha detto Duterte, come riporta The Inquirer. La dichiarazione sembra aver scritto la parola fine a una questione che ormai s'andava trascinando da qualche settimana.
La querelle sulle armi è esplosa infatti come diretta conseguenza delle frizioni diplomatiche tra i due Paesi, alimentate in questo caso dall’opposizione Usa alla guerra contro il narcotraffico voluta e portata avanti dal presidente delle Filippine.
Già poco meno di una settimana fa, Duterte aveva avvisato tutti dopo l’ultimo e burrascoso incontro con l’ambasciatore americano: “Sai che ci ha detto la Russia? Venite qui e vi daremo tutto quello che vi serve”. E lo ha affermato forte dell'apertura fattagli da Medvedev all'incontro, in Laos, per il Sud Est asiatico.Mosca, quindi, attende Duterte a braccia aperte.
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