"Crimini d'odio contro i gay ": così chi cita la Bibbia finisce a processo

In Finlandia l'ex ministro della Democrazia Cristiana Päivi Räsänen deve affrontare un processo per "crimini d'odio" per aver criticato le posizioni pro-Lgbt della Chiesa luterana

"Crimini d'odio contro i gay ": così chi cita la Bibbia finisce a processo

Il caso di Päivi Räsänen dimostra che spesso, dietro l'introduzione del reato di "crimine d'odio" voluto dai progressisti identitari, c'è la volontà di censurare e criminalizzare chi non si adegua ai dogmi della correttezza politica. Che cosa ha fatto di tanto grave Päivi Räsänen, medico e ministro dell'Interno finlandese tra il 2011 e il 2014, leader dei democristiani in Finlandia, per essere accusata di "crimini d'odio" e finire a processo? Come riporta il Foglio, aveva criticato la partecipazione della Chiesa luterana ai festival pro-lgbt, citando la Bibbia e San Paolo sui social. Apriti cielo. "Non mi considero colpevole di minacciare, calunniare o insultare alcun gruppo di persone", ha detto l'ex ministro, che rischia due anni di carcere per aver espresso un'opinione, senza insultare né calunniare nessuno. Anzi, Räsänen sottolineato di sostenere dignità e diritti di tutti gli omosessuali, perché "la visione cristiana degli esseri umani si basa sulla dignità intrinseca e uguale di tutte le persone". E allora qual è il problema? È contraria alle nozze gay. Una posizione intollerabile per il mondo progressista che vuole imporre la sua visione del mondo arcobaleno a tutto l'occidente e oltre.

Iniziato il processo contro Räsänen

"La Bibbia per me è una questione di vita o di morte" ha dichiarato l'ex ministro dell'Interno, che deve difendersi anche dall'opinione pubblica: la stragrande maggioranza dei giornali finlandesi, infatti, l'ha attaccata duramente in questi mesi per le sue prese di posizione. Il solito giustizialismo in salsa progressista, mentre il caso ha ampiamente varcato i confini nazionali. In Italia, il Senatore della Lega Simone Pillon ha manifestato lunedì davanti all'ambasciata finlandese insieme a un gruppo di sostenitori dell'ex ministro. "Come promesso, eccoci davanti all'ambasciata finlandese per manifestare il nostro sostegno all'ex ministro Päivi Räsänen, che oggi sarà processata per aver osato twittare un brano della lettera di san Paolo ai Romani. La Bibbia non si processa! Giù le mani dal cristianesimo!" ha twittato Pillon.

Come riporta Il Timone, secondo il teologo Timo Eskola, "il caso di Räsänen è l’evento più importante nella storia della Chiesa finlandese in cento anni ed è destinato a diventare un processo riferimento per molti altri in futuro". Ma il processo contro Räsänen non rappresenta solamente l'emblema di come la libertà d'espressione sia a rischio, ma deve far riflettere anche sui pericoli che corre la libertà di culto. Come ha osservato Eskola, peraltro Päivi Räsänen "non ha mai criticato i gay" ma ha espresso un'opinione circa le prese di posizione della Chiesa luterana, di cui peraltro fa parte.

"Affronto all'uguaglianza e alla dignità degli omosessuali"

Dalle prime impressioni e dall'ampio sostegno dell'opinione pubblica alle accuse formulate dai pubblici ministeri, sembra che la sentenza sia già scritta. I pubblici ministeri affermano che le osservazioni dell'ex ministro finlandese rappresentano un "affronto all'uguaglianza e alla dignità degli omosessuali" e hanno chiesto una multa fino a 13.000 euro per la parlamentare della Democrazia Cristiana. "Le sue affermazioni rischiano di provocare disprezzo, intolleranza e persino odio nei confronti degli omosessuali", hanno aggiunto i pubblici ministeri. A processo è finito anche il vescovo Juhana Pohjola, accusato di istigazione all'odio per aver pubblicato le osservazioni di Räsänen sul sito web della Luther Foundation of Finland. Durante la prima udienza svoltasi lunedì, i pubblici ministeri hanno inoltre ribadito che "le parole dell’apostolo Paolo non hanno fondamento giuridico".

Räsänen non demorde e lunedì si è presentata in aula con in mano la Bibbia. "Spero che oggi sia chiaro che non desidero offendere nessun gruppo di persone, ma che si tratta di salvare le persone per la vita eterna", ha detto ai giornalisti. L'opinione pubblica finlandese - e non solo - attende dunque la seconda udienza del processo, in programma il prossimo 14 febbraio.

In gioco, come si sarà compreso, non c'è soltanto la carriera politica dell'ex ministro, leader di minoranza di un piccolo partito finlandese, ma principi molto più importanti, sempre più minacciati dal fondamentalismo progressista.

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