I fanatici della censura e della cancel culture vincono un'altra battaglia. Questa volta non negli Stati Uniti ma in Francia, Paese dal quale sembrava ergersi un movimento politico e intellettuale di resistenza al predominio della sinistra identitaria e politicamente corretta. In pieno delirio laicista, come riporta Libero, l'associazione giacobina la Libre Pensée ha appena ottenuto dal tribunale amministrativo di Nantes il benestare per abbattere entro sei mesi la statua di "San Michele e il drago" inaugurata nell'ottobre 2018 nella piazza antistante la Chiesa di Saint-Michel del comune di Les Sables-d'Olonne, in Vandea, nella Francia occidentale. I giudici hanno dato ragione al'associazione sulla base della legge del 1905 sui rapporti fra Chiesa e Stato la quale "si oppone all'installazione, nello spazio pubblico, di un segno o di un emblema che esprima il riconoscimento di un culto o che indichi una preferenza religiosa" come ricorda la sentenza.
Laicisti radicali contro San Michele
L'associazione laicista e anti-religiosa Libre Pensée aveva richiesto la rimozione della statua dal suolo pubblico come "oggetto religioso manifesto". Si è appellata alla giustizia dopo che la richiesta di rimozione è stata rifiutata dall'amministrazione comunale e dall'ex sindaco di Sables D'Olonne. Come ricorda l'Enciclopedia Treccani, il culto di San Michele appare diffuso fin dai tempi antichi nella Chiesa greca, siriaca, armena e copta; a Roma è attestato già nel Sacramentario Leoniano del sec. VI (al 30 settembre), poi in quello Gelasiano e Gregoriano. Il passo dell'Apocalisse, che accenna alla battaglia di Michele e dei suoi angeli contro il Dragone, è il tema usuale dell'iconografia relativa, come nel caso della statua oggetto del dibattito e della battaglia giuridica. La domanda é: cosa ci sarebbe di offensivo verso le minoranze religiose in questa rappresentazione? Misteri della cancel culture, appunto. E rigida applicazione di una legge in senso laicista da parte dei giudici di Nantes.
"Complici della cancel culture"
La decisione ha ovviamente suscitato reazioni diametralmente opposte. Come riporta l'Huffington Post francese, secondo il presidente dell'associazione Libre Pensée della Vandea, Jean Regourd, questa sentenza "conferma che dobbiamo rispettare le convinzioni di tutti i cittadini, e non accontentare pochi. É inaccettabile che i funzionari eletti confondano ancora comune e parrocchia", ha aggiunto. Dopo l'annuncio della rimozione della statua, il sindaco di Sables d'Olonne, Yannick Moreau, ha annunciato che impugnerà la sentenza del tribunale e chiederà una una "sospensione dell'esecuzione". Su Twitter, Moureau ha definito le richieste dei "laici radicali complici della cancel culture" colpevoli di voler eliminare, "uno per uno, i millenari legami culturali che hanno forgiato la nostra identità collettiva".
Non è la prima volta, infatti, che l'associazione Libre Pensée porta avanti battaglie legali contro i simboli religiosi (cristiani, nella fattispecie).
Già nel 2018 il sodalizio associativo aveva ottenuto lo spostamento a Ploërmel, piccolo paese del Morbihan, di una statua di Giovanni Paolo II, eretta dodici anni prima in una pubblica piazza, al termine di un lungo iter finito al Consiglio di Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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