Il 45 per cento degli ebrei francesi preferisce nascondere la propria appartenenza religiosa per evitare di essere aggredito o insultato. È il dato choc che emerge da un’indagine commissionata dall'American Jewish Commettee (Ajc) e dalla Fondation pour l'Innovation Politique all’istituto Ifop, pubblicata in esclusiva da Le Parisien. Nella settimana in cui si celebra la giornata della memoria, il quotidiano parigino lancia l’allarme sulla diffusione dell'antisemitismo nel Paese e sulle contraddizioni di una società che spesso ha paura di denunciare i crimini d’odio contro le persone di religione ebraica per non offendere altre confessioni.
La ricerca, infatti, si focalizza su due gruppi di intervistati, cristiani e musulmani. Questi ultimi indicano come responsabili dell’odio contro gli ebrei i movimenti di estrema destra, mentre per i primi ad avere un ruolo sempre più importante nella diffusione dell’antisemitismo è l’avanzata dell’islam radicale. Nelle moschee francesi, infatti, i discorsi anti-ebraici sono sempre più frequenti. C’è chi non si fa troppi problemi a dichiararsi antisemita o antisionista, con riferimento al conflitto israelo-palestinese. E il 61 per cento dei musulmani praticanti pensano che gli ebrei siano "troppo potenti".
Un’opinione, questa, scrive Ève Roger nell’editoriale pubblicato sul quotidiano parigino, condivisa dal 22 per cento dei francesi. Per il 48 per cento dei cittadini che vivono Oltralpe, inoltre, gli ebrei avrebbero "un rapporto particolare con il denaro". Sono "stereotipi veicolati dall'estrema destra", nota la giornalista, che però hanno presa anche tra i musulmani più ortodossi. Spesso, però, come nota Mauro Zanon su Libero, la sinistra francese fatica a denunciare il fenomeno per non passare per "islamofoba".
Eppure non sono rari i casi di moschee chiuse a causa di sermoni che prendono di mira gli ebrei. L’ultimo caso risale al 12 gennaio scorso, a Cannes. Senza considerare l’attacco del gennaio del 2015 all’Hypercacher di Porte de Vincennes, quello del 2012 nella scuola ebraica di Tolosa, dove il 23enne franco-algerino Mohammed Merah ha ucciso quattro persone tra cui tre bambini, o l’omicidio della professoressa 65enne Sarah Halimi. La donna è stata uccisa nel 2017 da uno squilibrato, Kobili Traoré. Inizialmente era stata riconosciuta l’aggravante dell’antisemitismo perché l’uomo avrebbe gridato Allah è grande e "ho ucciso un demone", mentre si accaniva sulla vicina di casa.
Secondo l’indagine dell’Ifop, in Francia il 68 per cento dei cittadini di religione ebraica ha subito umiliazioni, mentre il 20 per cento, uno su cinque, è stato vittima di violenza fisica. Succede specialmente quando l’appartenenza religiosa si manifesta con simboli evidenti, come la kippah o la stella di David. La maggior parte delle aggressioni avviene nelle aule scolastiche, dalle elementari all’università. È il 18 per cento dei genitori, infatti, a confessare che i propri figli sono stati aggrediti fisicamente almeno una volta, proprio perché ebrei.
E l’antisemitismo è protagonista anche nelle manifestazioni anti-governative di queste settimane. Nelle proteste contro il green pass spuntano liste di nomi di personalità di origine ebraica (vera o presunta) accusati di essere i "responsabili della pandemia".
"Gli storici hanno dato una chiave di lettura: - scrive Roger su Le Parisien – ogni volta che si presenta una crisi, quando dubbio e incertezza prevalgono, queste tesi nauseabonde riemergono dal fondo del complottismo". E così gli ebrei che "tirerebbero le fila grazie al loro potere occulto" su Big Pharma e sui vaccini, finiscono ancora una volta nel mirino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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