Quella frase choc di Lubitz: "Un giorno saprete il mio nome"

L'ex fidanzata: "Aveva una mentalità disturbata". Di notte il co-pilota si svegliava dagli incubi urlando: "Stiamo precipitando!"

Quella frase choc di Lubitz: "Un giorno saprete il mio nome"

Andreas Lubitz soffriva di depressione. Ha scelto le Alpi per morire e trascinare nel proprio destino 149 persone che hanno avuto la sfortuna di affidarsi a lui per un viaggio che li portasse sani e salvi alla vita di sempre. Dal passato riemergono le inquietanti confidenze del co-pilota alla ex fidanzata Maria W.: "Un giorno farò qualcosa che cambierà completamente il sistema, e tutti conosceranno il mio nome e se lo ricorderanno". Oggi la ragazza si confida con la Bild e rivela che Lubitz si arrabbiava spesso parlando di lavoro: "Troppo poco denaro, paura per il contratto, troppa pressione".

"Lo ha fatto perché si è reso conto che a causa dei suoi problemi di salute - spiega la ex fidanzata - il suo grande sogno di lavorare per Lufthansa, di un lavoro come capitano e come pilota di voli a lungo raggio sarebbe stato praticamente impossibile". Il giorno dello schianto non avrebbe dovuto volare: Lubitz era in congedo per malattia, ma aveva nascosto a colleghi e datori di lavoro la sua condizione. A casa sua gli inquirenti hanno trovato "stracciati alcuni certificati di malattia molto recenti che dicono che non doveva lavorare, anche lo stesso giorno dell’incidente". L’ospedale di Dusseldorf ha reso noto che Lubitz era stato visitato a febbraio e a marzo - l’ultima visita risale al 10 del corrente mese - per "accertamenti diagnostici". La struttura ha smentito che il 29enne fosse lì in cura per depressione ma secondo la Suddeutsche Zeitung erano diversi i medici a seguirlo. Dal passato e dalla sua vita personale continuano a emergere dettagli che delineano una personalità molto complessa. Già si sapeva che nel 2009 aveva avuto "un grave episodio depressivo": era stato sei mesi in terapia psichiatrica prima di completare la formazione da pilota. L’episodio era rimasto agli atti, in mano al dipartimento del traffico aereo tedesco sotto il codice SIC, che indica la necessità che l’interessato sia sottoposto a "controlli medici regolari". I procuratori di Duesseldorf non hanno chiarito che tipo di problemi impedissero al giovane di lavorare né tantomeno hanno fatto alcun riferimento a una possibile malattia mentale.

Privatamente esce l’immagine di un uomo gentile. "Durante i voli era una persona carina e aperta - racconta sotto anonimato l'ex fidanzata 26enne - privatamente era molto tenero, un uomo che aveva bisogno d’amore. Era una brava persona, in grado di essere tanto dolce. Mi regalava fiori". Poi il quadro cambia: "Abbiamo parlato sempre molto anche di lavoro e in quei frangenti era un’altra persona. Si arrabbiava per le condizioni in cui dovevamo lavorare. Troppo poco denaro, paura per il contratto, troppa pressione". Secondo la giovane, che fa l’assistente di volo, Lubitz aveva già in mente per questo un gesto eclatante: "Da quando ho sentito del disastro mi torna sempre in mente una frase che ha detto. 'Un giorno farò qualcosa che cambierà l’intero sistema e tutti allora conosceranno il mio nome e se lo ricorderanno'. Non ho mai capito cosa intendesse, ma ora ha un senso".

La relazione è durata cinque mesi. I due hanno spesso volato insieme e condiviso stanze d’hotel nascondendo la relazione ai colleghi. "Ci siamo conosciuti l’anno scorso su un volo, ci siamo scambiati i numeri di telefono e siamo rimasti in contatto - racconta - di lì le cose sono cresciute, ma non ho mai voluto che diventasse ufficiale. Per questo ci incontravamo in hotel, perché non mi piace mischiare l’amore con il lavoro". La ragazza non fatica a dire che Lubitz aveva "una mentalità disturbata".

Di notte gli capitava di svegliarsi dagli incubi urlando "Stiamo precipitando!". "Sapeva nascondere bene agli altri quel che gli stava veramente accadendo", chiosa infine l'ex fidanzata.

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