Frontex: "Bulgaria, Albania e Adriatico le prossime rotte dei migranti"

Il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri: "con la chiusura della rotta balcanica due nuovi tronconi: Bulgaria e Albania-Adriatico". In Grecia è emergenza umanitaria per i migranti fermi a Idomeni e l'Europa divisa sui ricollocamenti è sempre più lontana da una soluzione alla crisi migratoria

Distribuzione di cibo ai migranti nel campo di Idomeni, al confine greco-macedone
Distribuzione di cibo ai migranti nel campo di Idomeni, al confine greco-macedone

Alfano, sul cambio di rotta dei migranti rassicura: non ci sono prove evidenti che il flusso si sposterà dalla rotta balcanica a quella adriatica. Ma intanto le cancellerie italo-albanesi aumentano i contatti e le prefetture pugliesi iniziano a muoversi per fronteggiare una eventuale nuova emergenza.

Che i migranti bloccati da giorni a Idomeni, al confine greco-macedone, possano cambiare strada e puntare verso la Bulgaria e l’Albania, e dunque verso le coste italiane, però, sembra essere davvero l’ipotesi più accreditata. E a lanciare l’allarme, in un’intervista rilasciata al quotidiano francese Le Monde è proprio il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, il quale ha affermato che la Bulgaria potrebbe essere “danneggiata” dalla chiusura della rotta balcanica. E non solo, il direttore dell’agenzia europea per la protezione delle frontiere esterne dei paesi membri dell'Ue ha annunciato attraverso le pagine del quotidiano d’Oltralpe che i flussi migratori provenienti dalla Turchia si divideranno in due tronconi: quello che attraverserà la Bulgaria, appunto, e quello che passerà attraverso l’Albania e il mar Adriatico. E quindi l’Italia.

Il governo di Sofia punta quindi su esercito e filo spinato da inviare ai confini con la Grecia, mentre Tirana ha già dato mandato ai suoi poliziotti di pattugliare giorno e notte le frontiere condivise con Atene. Ieri l’annuncio di Alfano dell’invio di 20 agenti della nostra polizia di frontiera per coadiuvare i colleghi albanesi è stato seguito da quello dell’omologo albanese Saimir Tahiri, che, sentito da Radio 24, ha confermato l’intesa con Roma per collaborare con infrastrutture e scambio di informazioni nella gestione di una eventuale prossima emergenza. “Noi siamo molto decisi a non lasciare che l'Adriatico venga usato di nuovo, come successe nel passato dai criminali, questo con certezza non succederà più, siamo decisi ad affrontare l'emergenza umanitaria tutti insieme, e con questo insieme intendo non solo l'Italia e l'Albania ma intendo l'Unione Europea”, ha detto il ministro degli Interni di Tirana, invocando una soluzione comune europea al “problema collettivo”, così lo definisce Tahiri, della crisi dei migranti.

E se una nuova emergenza migranti si prospetta sulle coste pugliesi, facendo tornare alla mente le drammatiche immagini dei profughi, all’epoca albanesi, che nei primi anni ’90 raggiungevano con i barconi le coste italiane attraverso il canale di Otranto, l’emergenza in Grecia, invece, non solo da giorni è già realtà, ma è arrivata al suo culmine, in un Paese già messo in ginocchio dalla crisi economica e politica. In 12 mila sono fermi al confine tra Grecia e Macedonia, nel campo di accoglienza di Idomeni, al collasso, dove il ministro della Difesa di Atene, Dimitris Vitsas, ha annunciato la creazione, entro il fine settimana di 50 mila nuovi alloggi per i rifugiati e il traserimento di parte degli ospiti del campo in altre strutture nel giro di una settimana. Gli sbarchi, intanto, non si fermano. I migranti continuano ad arrivare, con una media di 2 mila al giorno: 132 mila solo dall’inizio di gennaio. La Grecia ospita attualmente sul proprio territorio 42 mila profughi provenienti da Iraq, Siria e Afghanistan e lungo l’asse Salonicco-Polikastro e sul confine greco-macedone spuntano ogni giorno nuovi campi profughi.

Per il commissario Ue, Dimitris Avramopoulos la crisi umanitaria in Grecia è al “culmine”, e ieri Avramopoulos ha fatto appello agli Stati dell’Unione, affinché accettino i ricollocamenti proposti dalla commissione. Almeno 6 mila migranti al mese, secondo Bruxelles, dovrebbero lasciare la Grecia ed essere accolti sul territorio dell’Ue. Ma per ora, le 500 richieste di ricollocamento fatte dalla Grecia sono rimaste senza risposta, mentre continuano a dire no all’accettazione di quote di migranti da ricollocare sul proprio territorio Ungheria e Slovacchia. E da Stoccolma arriva anche l’attacco diretto alla cancelliera tedesca Merkel. La Svezia ha infatti minacciato di portare il governo tedesco davanti alla Corte di giustizia europea per non aver riaccolto sul proprio territorio i circa 700 richiedenti asilo registratisi in Germania che hanno poi fatto richiesta di asilo in Svezia, e per aver, di conseguenza violato il regolamento di Dublino.

La Turchia, infine, secondo quanto ha dichiarato il direttore di Frontex a Le Monde, “deve smettere di essere un’autostrada per l’Europa”.

Ma anche l’intesa con Ankara, voluta con forza dalla cancelliera Merkel, sembra scricchiolare sotto il voto negativo di ieri del parlamento spagnolo, che ha bocciato le basi dell’accordo con il governo turco sui migranti discusse nello scorso vertice Ue-Turchia. I leader dell’Ue, che si preparano al prossimo vertice del 17 e 18 marzo a Bruxelles, sono quindi ancora lontani da una soluzione della crisi, mentre gli sbarchi continuano ed in Europa è sempre più emergenza.

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