La giusta distanza

Chen Sa, la sua storia e la ricerca della solitudine dell’artista

La giusta distanza

In una grande epoca il pubblico desidera ascoltare grandi voci. In un’era in cui l’estetica celebra grandi poemi epici, effetti sonori sorprendenti e abilità straordinarie, la pianista Chen Sa preferisce affrontare ed esplorare da sé modi alternativi di interpretare opere “relativamente leggere”. All’età di 15 anni Chen Sa ha conseguito il primo posto al Concorso Internazionale di pianoforte della Cina, a 17 è diventata la più giovane vincitrice nella storia del Leeds International Piano Competition e quattro anni più tardi ha conseguito il quarto posto all’International Chopin Piano Competition. Ripercorrendo la sua carriera di pianista professionista, troviamo la 42enne Chen presentarsi sempre in modo molto distaccato. Il suo tocco pianistico è raffinato e profondo, invita ad una riflessione e ricorda quello di un pianista della scorsa generazione, Fou Ts’ong.

All’inizio Chen Sa ha scelto come repertorio quella musica romantica che tanto amava e verso cui si sentiva maggiormente portata, riscuotendo un enorme successo. I primi album da lei registrati sono composizioni di Chopin, nell’interpretazione dei quali è molto portata: i notturni, la collezione dei valzer e dei concerti per pianoforte. La London Broadcasting Company l’ha esaltata spiegando che “la sua è un’esecuzione che viene dal profondo dell’anima”. Oltre alle opere romantiche, Chen Sa è interessata anche alla musica post romantica. Spazia dalla registrazione ed esecuzione di concerti per pianoforte di Rachmaninoff e Mussorgsky, alle opere per pianoforte di Grieg, fino all’impressionismo di Debussy. Attualmente si esibisce in varie stagioni concertistiche sia in patria che all’estero, tenendo ogni anno circa 60 concerti e interpretando tante altre opere impegnative.

Nessuno può negare il suo talento nell’esecuzione, ma per quanto eccellente il talento ha bisogno di esercizio, formazione e rigidi requisiti personali. Chen Sa ci parla di “xiu xing” (termine antico che descrive un’attività ascetica): “Secondo me la pratica del pianoforte è una sorta di esercizio spirituale. Personalmente, preferisco considerare questi due ideogrammi come separati, in modo da analizzarne e comprenderne il significato singolarmente: affinare la propria capacità e crescere senza sosta.” A 16 anni Chen Sa ottenne dalla Guildhall School of Music and Drama di Londra la borsa di studio di più alto livello, si è quindi trasferita da sola in Gran Bretagna per studiare musica in modo professionale e successivamente ha ricevuto una formazione specialistica e rigorosa anche in Germania. Ancor oggi nel suo vocabolario appare spesso il verbo “studiare”.

Quando interpreta brani di musica moderna, forse meno conosciuta dal pubblico, il suo approccio parte dallo spartito e dalle notazioni riportate a lato del pentagramma, seguendolo con rispetto e imparando; mentre nella musica classica, relativamente più familiare ai suoi fan, combina la propria intuizione musicale con il rispetto dell’opera originaria, mantenendo il giusto equilibrio. Di una pianista di fama mondiale come lei l’impronta musicale è visibile un po’ ovunque. Tra le più celebri orchestre con cui ha collaborato figurano la London Philharmonic Orchestra, la Radio France-Orchestre Philharmonique e la Los Angeles Philharmonic Orchestra. La musica è un’amica intima di Chen Sa, una fede e anche una speranza di vita. “La musica mi ha sempre accompagnata e mi ha tanto aiutata a crescere”. Degli spartiti di Schumann ha assaporato l’isteria che qualche volta fa la sua comparsa, nei manoscritti di Beethoven ha potuto osservare la meticolosità del compositore, dalla musica di Bach ha imparato la razionalità matematica, di Chopin ha potuto vedere le “lacrime tristi davanti alla lampada” e grazie al ciclo di Debussy ha potuto analizzare il suo io interiore.

Chen Sa trascorre la maggiore parte del tempo in un tranquillo villaggio della Germania, lontana dal frastuono metropolitano. Non aggiorna spesso le informazioni dei suoi account social, proteggendo cosi libertà e privacy. Ogni giorno dedica ore al pianoforte. Per lei questi esercizi “di ripetizione in solitudine” sono come “avere un terzo occhio che osserva il mondo tra me stessa e il cielo, mentre tutto il resto rimane invisibile, molto simile allo xiu xing: respirare, ascoltare, percepire e vedere. Non cercare il ‘vuoto’ nel mondo altrui, ma cercare di vedere l’‘esistenza’ dentro di sé”.

E questo è infine il filtrato della sua filosofia musicale: “la condizione ideale di un artista è non immergersi nella folla, mantenere una certa distanza dalla propria epoca, uno spazio proprio, e percepire liberamente il proprio vero io”.

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