"Da quanto ci stanno dicendo è un reato amministrativo, per cui possono trattenerlo al massimo per 14 giorni, ma sono tutte informazioni che non hanno niente di ufficiale". È ancora in stato di fermo in Turchia il giornalista italiano Gabriele Del Grande, trattenuto in un centro di espulsione a Mugla, sulla costa egea.
È la compagna Alexandra D'Onofrio a raccontare a Repubblica della sua situazione, dopo che il blogger e giornalista è stato trasferito dalla provincia sud-orientale dell'Hatay, fermato dalle autorità perché non era in possesso dei permessi necessari a lavorare nell'area, dove l'accesso ai giornalisti è particolarmente ristretto.
"Viene interrogato quotidianamente e non ha alcuna informazione - aggiunge la campagna -. Rifiuta di rispondere finché non gli faranno incontrare un avvocato". Ieri anche alla delegazione arrivata dall'Italia è stato impedito di vederlo e dietro le quinte continua il lavoro della Farnesina e della diplomazia italiana in Turchia, sostenuta anche dall'Unione Europea, in contatto - ha confermato Federica Mogherini - con l'ambasciatore turco a Bruxelles.
Solo un contatto telefonico con la compagna, per Del Grande, che nell'Hatay era tenuto insieme a tredici prigionieri, è ora in isolamento - in sciopero della fame - e sostiene di essere trattenuto per il contenuto del suo lavoro, di cui non ha però fatto parola con le autorità turche, perché ancora non ha potuto incontrare un legale.
"Andava in Turchia a incontrare i siriani rifugiati", ribadisce la compagna, anche lei documentarista, chiarendo come Del Grande stia lavorando a un progetto "di memoria", un lavoro "molto diverso" da quello svolto in passato sul fronte, "alla ricerca
delle storie". "Non aveva nessuna intenzione di passare il confine".Domattina, ha comunicato oggi il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, Del Grande potrà vedere il suo legale e il console italiano.
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