Mosca «La guerra non si combatte solo sui campi di battaglia, ma anche sul piano ideologico e culturale. Vogliamo far piazza pulita di tutte le perversioni arrivate dall’America. Vogliamo cancellare Disney, Netflix e tutte le aziende e gli artisti che fanno della sodomia la loro bandiera. Quella gente è lo strumento con cui l’America mina la nostra società». L’hanno soprannominato il «Soros nero». Stando alle accuse costategli le sanzioni di Ue e Stati Uniti avrebbe finanziato le milizie filo russe del Donbass. E nel Vecchio Continente non avrebbe lesinato gli aiuti ai gruppi euroscettici. Sul fronte italiano fecero discutere i suoi rapporti con Gianluca Savoini, l’ex portavoce di Matteo Salvini coinvolto in un’inchiesta su presunti fondi russi vicina però all’archiviazione. Ma il 48enne Konstantin Valer’evičMalofeev, fondatore del gruppo mediatico Tsargrad, è un portabandiera di quel «partito della guerra» che conta sempre più proseliti tra l’opinione pubblica russa. Ed è anche uno dei propugnatori della legge anti-gay approvata ieri in prima istanza dalla Duma che vieta riferimenti pubblici a «rapporti sessuali non tradizionali» e «relazioni non attinenti all’eterosessualità». «Quel che sta succedendo è il risultato del lavoro del mio movimento negli ultimi dieci anni - sostiene Malofeev in questa intervista esclusiva al Giornale -, grazie a noi la Russia sta riscoprendo il proprio destino imperiale mentre i liberali e gli altri nemici della patria abbandonano finalmente il Paese».
Dunque per lei la guerra è un successo…
«La guerra ci rende più forti perché ci aiuta a ripulire la società sbarazzandoci di atei e liberali, ripristinando le lezioni di patriottismo nelle scuole e tornando alla purezza della religione ortodossa».
Cosa c’entra la legge anti-gay con la guerra in Ucraina?
«Voi europei non avete vissuto l’era buia del comunismo e l’idea di una società atea e post-cristiana non vi preoccupa. Vi illudete che i matrimoni tra persone dello stesso sesso siano qualcosa di brillante e positivo. Ma state rinnegando il vostro passato e rinunciando al vostro futuro. Noi russi invece riscopriamo le nostre radici cristiane».
La guerra sul campo non va troppo bene.
«All’inizio abbiamo sottovalutato la reazione della Nato e questo ci è costato molte perdite. Abbiamo capito troppo tardi che i nostri veri nemici erano gli americani. Gli Ucraini sono solo manovalanza pagata dagli Usa e manovrata dall’intelligence Nato».
Ora anche le sanzioni si fanno sentire.
«Si sbaglia. Le sanzioni uniscono il nostro popolo e rafforzano l’economia. È come nel 2014. Allora le sanzioni ci spinsero a sviluppare l’ agricoltura trasformandoci nei più importanti produttori mondiali. Ora è la volta della produzione industriale. Tra breve l’obbiettivo principale sarà la produzione di carri armati, proiettili, bombe e armamenti in genere. E alla fine la vittoria sarà nostra».
Nei piani del Cremlino l’«operazione speciale» aveva obbiettivi limitata. Voi invece spingete per lo scontro totale. La guerra divide la Russia?
«Non vedo divisioni. È stato Zelensky a spingerci alla guerra totale. Facendo leva sul fanatismo dei gruppi nazionalisti ha moltiplicato il livello della violenza. All’inizio non pensavamo di colpire le città ucraine. Ma il comportamento disumano dei gruppi estremisti e gli attacchi a personalità come la figlia di Dugin hanno diffuso l’odio anche sul nostro fronte».
Dove volete arrivare?
«L’esistenza dell’Ucraina è un falso storico e quindi quella nazione non può esistere. Può solo tornare a far parte della Russia come è stato fino al 1917. Furono i Bolscevichi a creare l’Ucraina. Dunque l’obbiettivo può essere soltanto la riunificazione dell’Ucraina alla Russia».
Putin non l’ha mai detto…
«Ma è la logica della storia»
Dunque la pensa diversamente.
«No, le mie idee non sono mai diverse da quelle di Putin. La mia è una previsione».
E tra le sue previsioni c’è un negoziato?
«Tutte le guerre finiscono con un trattato di pace, ma gli unici con cui possiamo trattare sono gli Stati Uniti. Zelensky è un brillante attore, ma non decide nulla che non sia stato approvato da Washington. Putin non ha interesse a discutere con lui».
Dunque tratterà solo con Biden?
«Parlerà solo con chi può decidere. Probabilmente neanche Biden è la persona giusta visto che le decisioni arrivano dal suo staff».
E cosa bisogna attendere?
«Che l’America capisca di aver sbagliato i calcoli.
Tra breve la Russia sarà cosi legata alla Cina da essere parte integrante della sua economia trasformandola in una superpotenza capace di abbattere gli Usa. Per questo l’America non ha vie d’uscite, entro un anno dovrà negoziare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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