La guerra segreta tra Obama e Biden che ha spaccato i dem

Tra il 2015 e 2016 l'amicizia tra i due si è incrinata e da allora i reciproci staff si fanno la guerra. Dalle consulenze di Biden a Sanders per battere Clinton all'appoggio tardivo di Obama nel 2020 storia di un rapporto difficile

La guerra segreta tra Obama e Biden che ha spaccato i dem

Primavera 2021, l’amministrazione di Joe Biden è insediata solo da qualche mese. Il neo presidente e il suo team godono di una certa benevolenza dei media. La raffica di ordini esecutivi dà la sensazione che il vento sia cambiato alla Casa Bianca. La campagna vaccinale viaggia a gonfie vele e anche al Congresso Biden porta a casa vittorie bipartisan significative. Giornali e giornalisti parlano addirittura del nuovo Franklin Delano Roosevelt o del nuovo Lyndon Johnson. In quel contesto, il presidente si lascia andare a un commento tagliente registrato da un membro del suo staff: “Sono sicuro che Barack [Obama] non sia contento della copertura mediatica riservata a questa amministrazione dipinta come più incisiva della sua”.

Il retroscena è stato raccolto qualche mese fa in un libro di due giornalisti del New York Times e di fatto manda in frantumi l’immagine idilliaca del tandem Obama-Biden. Sempre nella primavera del 2021, la speaker della camera Nancy Pelosi si lascia andare a un altro commento acido parlando con un’amica: “Obama? È geloso di Biden”.

Retroscena, voci, indiscrezioni uscite nella stampa e smentite in più di un'occasione. Ma in realtà altre decine di fonti hanno confermato che tra i due non tutto è rosa e fiori. Ad aprile, ospite alla Casa Bianca, Obama ha tenuto un breve discorso aprendo con una fase: “Grazie, vice presidente Biden”. L’interessato ha risposto con una risata e un saluto. Poi lo stesso Obama ha confermato che si trattava di una battuta già decisa. Ma la boutade non è andata giù allo staff del presidente.

Certo l’amicizia tra i due è reale e la stima reciproca non è mai mancata. Alla fine degli otto anni al potere, il presidente ha omaggiato il suo vice con una medaglia della libertà, massima onorificenza della Casa Bianca. Eppure, notano i retroscenisti della stampa americana, la famosa “bromance” tra i due (parola inglese che indica una specie di profondo amore fraterno) sarebbe solo un’esagerazione di giornali e social network.

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Obama assegna a Biden la medaglia della libertà

La guerra degli staff

Se l’amicizia genuina non è in discussione, non va dimenticata la profonda differenza tra i due. Separati sul piano generazionale con una differenza di età che sfiora i 20 anni, si trovano agli antipodi per quanto riguarda i background culturali e politici. Biden ha servito come senatore per 36 anni, Obama solo per due. Il primo, incline alle gaffe, è un comunicatore di cuore che spesso non rispetta copioni e protocolli, il secondo, figlio di Harvard, è abile nei discorsi e profondo pensatore.

Negli anni dell’amministrazione Obama si sono poi create non poche frizioni tra i rispettivi staff, con ruggini che si trascinano fino ad oggi. L’ultimo fronte di tensione tra i due cerchi magici riguarda proprio il modo in cui la macchina di Biden promuove l’agenda del presidente. I lealisti di Obama, ha scritto il Washington Post, sono frustrati e irritati dal fatto che membri dell’attuale Casa Bianca vadano a dire alla stampa di come la nuova amministrazione stia evitando gli stessi errori di quella di Obama, in particolare sul modo di pubblicizzare le riforme fatte.

Lo stesso Biden nel marzo di un anno fa si è lasciato andare a un commento critico contro la sua ex amministrazione e cioè che Obama era stato troppo modesto nel promuovere il pacchetto di aiuti varato nel 2009 per la crisi finanziaria e che questo era costato caro ai democratici alle elezioni i metà mandato del 2010. Lo staff di Biden, al contrario, mal digerisce la supponenza degli obamiani, che ritengono inutile un simile tour, come a voler criticare il progetto autunnale di Biden che mira a promuovere l’agenda della sua Casa Bianca in vista del voto di novembre.

Questa guerra invisibile fatta di mezze frasi, rivelazioni ai giornali e battute ha visto una serie di battaglie che partono da lontano. Nel 2008, nel pieno delle primarie dem che avrebbero poi incoronato Obama, Biden si lascia sfuggire un commento tagliente sul senatore dell’Illinois: “Abbiamo”; disse, “il primo afroamericano mainstream capace, brillante, pulito e di bell’aspetto”. Monta brevemente una polemica, Biden si scusa e qualche mese dopo Obama lo sceglie come vice, troppo importante il suo apporto di voti nel Midwest bianco e operaio. Ma da quel momento una parte dello staff di Obama lo ha messo nel mirino.

Biden dal canto suo ha continuato a essere se stesso per tutto il suo mandato, di fatto mettendo in difficoltà l’amministrazione tra gaffe e balzi in avanti. Eclatante il caso del 2012: Obama ha appena lanciato la campagna per la rielezione e ha quindi un atteggiamento cauto su molti temi. Qualche giorno dopo Biden rilascia un’intervista in cui si definisce favorevole alle unioni gay, di fatto costringendo Obama e l’amministrazione a prendere posizione.

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Biden e Obama durante la convention dem del 2008

Lo strappo tra i due

Negli anni gli sgarbi contro Biden e il suo staff non sono mancati e il cerchio magico dell’attuale presidente ha annotato tutto. Già nel 2012, quando Obama ottiene il secondo mandato, qualcuno nel cerchio magico del primo presidente vuole eliminare Biden dal ticket presidenziale. Ma la vera rottura tra i due si consuma tra il 2015 e il 2016. Lo racconta molto bene un altro retoscenista, il giornalista del New York Magazine Gabriel Debenedetti, che sull’unione imperfetta tra i due ha scritto un libro.

Novembre 2016, Trump ha appena battuto Hillary Clinton e Joe Biden ribolle di rabbia. Non solo per la vittoria del tycoon, ma anche perché è convinto che solo lui sarebbe stato in grado di fermare i repubblicani. È arrabbiato anche perché è stato lo stesso presciente uscente, Obama, a impedirgli di correre.

Nell’autunno del 2015, poco prima dell'inizio della stagione delle primarie, infatti, Obama aveva inviato due consiglieri senior della sua amministrazione da Biden con il compito di dissuaderlo dal correre per la nomination democratica, di fatto aprendo la strada all'appoggio del suo amico-presidente a Hillary Clinton. Una mossa, ha raccontato Debenedetti a Politico, che spinge Biden a prenderla sul personale.

La vendetta di Biden contro Obama e il suo staff si abbatte così su Clinton. Il senatore del Delaware decide di incontrare Bernie Sanders e offrirgli qualche consiglio in vista delle primarie. Alla fine la nomination va comunque alla ex Segretaria di Stato, ma dopo una lunga ed estenuate campagna elettorale che ha finito col rendere mainstream una figura secondaria come il socialista del Vermont.

La lunga strada verso il 2020

Persino nel 2020, l’anno del grande scontro con Donald Trump, Obama e soprattutto il suo entourage, si sono mostrati freddi sulla candidatura di Biden. Per diverso tempo l’ex presidente ha tardato a dare la benedizione all’amico, aspettando quattro mesi dall’inizio delle primarie per il suo appoggio ufficiale. Lo stesso Obama avrebbe confidato ad amici e consiglieri di non ritenere adeguato Biden per vincere nei primi Stati delle primarie, come il New Hampshire e l'Ohio, che infatti hanno registrato l'exploit di Bernie Sanders e Pete Buttigieg. Paradossalmente la campagna di Biden è poi decollata in Sud Carolina grazie al voto afroamericano spinto dall'amicizia con Obama.

Le tensioni tra lo staff di Biden e i lealisti di Obama non si sono appianate nemmeno dopo la vittoria contro The Donald, in particolare per la diffidenza dei primi. Se è vero che per costruire la sua squadra ha pescato da funzionari dell’era Obama, è anche vero che diversi consiglieri non sono stati visti di buon occhio proprio perché saliti sul carro del vincitore all’ultimo minuto.

In più, molti dei fedelissimi di Biden mal sopportano le prime letture fatte dopo il voto del 2020, quando la vittoria viene vista come una sorta di restaurazione di Obama, immagine che lo stesso presidente ha cercato di cancellare. Questo perché al di là dell’amicizia, tra i due esiste una normale rivalità politica che coinvolge tutti i presidenti, quella per la memoria collettiva.

Obama doveva essere il presidente che portava l’America nel futuro. Biden, paradossalmente, si è mostrato ancora più ambizioso: essere il presidente che la riunifica e risana i malesseri sociali dopo il ciclone Trump. Due eredità diverse e a tratti in conflitto.

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