All’inizio di marzo gli Stati Uniti hanno rischiato di perdere un pezzo. La Camera dei deputati del New Hampshire ha respinto una mozione, l’emendamento CACR32, che chiedeva l’indipendenza dello Stato dall’Unione. Una secessione in pratica. A dire “no” al CACR32 sono stati 323 deputati statali, mentre 13 hanno votato "Sì". I secessionisti erano tutti repubblicani, ma non repubblicani qualsiasi, tutti loro erano free staters, aderenti a un movimento noto come Free State Project.
La nascita del Free State Project
Ma cos’è il Free State Project? Si tratta di un movimento, anche se i suoi sostenitori amano definirsi un'organizzazione senza scopo di lucro, che si ispira ai principi dei libertariani. La scintilla che fa partire tutto arriva da Jason Sorens, docente di scienze politiche. Nel 2000, l’indomani dell’elezione di George W. Bush, Sorens si chiede come mai il partito libertario sia andato malissimo. La conclusione del giovane laureato in filosofia di Yale è che i libertariani sono pochi, ma soprattutto distribuiti male nel territorio. A questo segue un manifesto dello stesso Sorens che di fatto crea il Free State Project nel luglio del 2001.
L’idea dietro a questo manifesto è quella di trovare uno Stato sicuro in cui confluire in numero sufficiente a influenzare i processi democratici di quello Stato. Nei primi due anni il FSP rimane un fenomeno legato a una nicchia su internet. La svolta arriva nel 2003 quando si deve decidere dove trasferirsi. La prima scelta ricade sul Texas, buono sotto il profilo della libertà ma troppo popoloso. Poi si pensa al Wyoming, bassissima popolazione numeri relativamente contenuti per far eleggere dei rappresentanti ma ha il grande difetto di essere troppo dispersivo. Alla fina la scelta ricade nel vecchio New England. Tutti i free staters votano il New Hampshire. Popolazione scarsa, solo 1,3 milioni di abitanti, un numero di rappresentati Statali interessante (400 deputati e 24 senatori), un sottostrato culturale pronto (il Granite State non ha infatti una tassa sul reddito) e una storia che parla da sola: il motto dello Stato infatti è: “Vivi libero, o muori”.
In un primo momento l’apporto del movimento è stato più che altro folcloristico. Dal 2004 nella zona di Lancaster, tra le White Mountains, gli aderenti al Free State Project lanciano un Festival delle idee, il Porcfest. Una sorta di Woodstock libertaria a base di bitcoin, incontri su Ayn Rand, dibattiti sulle tasse del tipo “Elimina la tua responsabilità fiscale: è semplice”, molte armi da fuoco e un gigantesco porcospino di legno da bruciare in stile Burning Man, (il porcospino è l'animale simbolo dei libertariani).
Negli anni successivi manca però il coordinamento, questo fino al 2016 quando il progetto ritrova slancio dopo l’elezione di Donald Trump. In quell’occasione i vertici del movimento lanciano l’assalto definitivo al New Hampshire. Il piano punta al trasferimento di 20 mila libertariani entro cinque anni. Il progetto di invito era molto semplice: puntare a un governo minimo che si limiti a garantire i diritti individuali. Un movimento che “accoglie chi supporta il diritto alle armi, i matrimoni gay e il conservatorismo fiscale. Ma soprattutto che respinge razzisti, bigotti e chi promuove la violenza”.
Alla fine quelli tra tutti gli aderenti all’iniziativa solo 6.232 rispondono alla chiamata. Ma pare che il numero sia destinato a crescere. Aubrey Freedman, una free states di Plymouth, ha raccontato a un giornale locale come sempre più persone cerchino informazioni su come trasferirsi in New Hampshire: “Molti di quelli che si traferiscono arrivano da Stati blu (cioè democratici Ndr)”, spiega. Freedman lavora come agente immobiliare per Porcuspine Reality, un’azienda nata sulla scia di questi trasferimenti per chi vuole emigrare nel Granite State. Alex Lemp, fresco di trasloco ha raccontato di aver mollato New York per migrare verso Nord: “A New York sentivo che non potevo fare molto per cambiare la politica, qui sento che c’è la possibilità di fare la differenza”.
Ed è proprio su questo che il Free State Project punta, intaccare il potere politico locale. Secondo il gruppo, almeno 45 di loro sono stati eletti nella legislatura statale dal 2008 in poi. Ufficialmente non fanno parte del partito libertario, ma sono stati quasi sempre eletti tra le fila dei repubblicani, anche se qualcuno ha militatio tra i democratici. Oggi, dicono, sono circa una 20 i rappresentanti in carica.
In una decina di anni sono riusciti a mettere il loro zampino su diversi provvedimenti, da quelli più singolari, come una legge per tagliare le tasse ai micro birrifici e la cancellazione delle norme sui coltelli che possono essere portati in pubblico, fino a una legge sull’immunità per chi denunciava casi di overdose alla polizia (il New Hampshire è uno degli Stati finiti all’interno della grande epidemia degli oppioidi).
Il blitz contro la scuola che li ha fatti conoscere
Insomma, esperimenti legislativi di piccolo cabotaggio. Ma negli ultimi mesi hanno avuto i riflettori puntati contro in almeno due occasioni. La prima è stata quella del tentato blitz sulla secessione dello Stato, bollato da tutti come una pura provocazione. La seconda, più piccola ma forse significativa, è avvenuta a Croydon, una minuscola comunità di 800 abitanti. La sera dell’11 marzo, durante la riunione del consiglio cittadino lo sconosciuto Ian Underwood ha presentato una mozione per tagliare il budget del distretto scolastico della metà. Una sforbiciata da circa 800 mila dollari. Alla fine, anche grazie alla bassissima partecipazione dei cittadini, la mozione è stata approvata con 20 voti a favore contro 14. Una mossa che ha fatto gridare allo scandalo tutti, ma che per la prima volta ha dimostrato in modo plastico la capacità dei libertariani.
Alla fine, qualche mese dopo, un emendamento di segno opposto, approvato con oltre 377 voti, ha ripristinato i fondi. Ma ormai i riflettori si sono accesi sul movimento. La stampa si è quindi messa a scartabellare molti dei provvedimenti votati dalle legislazioni locali e ha scoperto come i free staters hanno un certo grado di manovra e in alcuni casi sono in grado di influenzare il voto di vari provvedimenti.
Gli altri provvedimenti
Si è trovato il loro zampino un po’ ovunque, spesso mescolato con le istanze dei repubblicani. Si parla di una sforbiciata alle tasse, al divieto dell’insegnamento della critical race theory, a norme più restrittive in tema di aborto, e una riforma sul diritto all'istruzione basata su tagli ai distretti scolastici in favore di voucher da consegnare ai genitori per scegliere dove investirli, se in altri programmi o nell'insegnamento privato.
Molti di questi provvedimenti sono arrivati sotto la spinta di Jason Osborne, repubblicano ma soprattutto free stater. Arrivato dall’Ohio nel 2010 per unirsi “a una comunità che la pensasse come lui”, Osborne ha saputo partire dal basso costruendo relazioni con cittadini e finanziatori. In 4 anni non solo è riuscito a diventare deputato statale ma anche leader della maggioranza. La certificazione che il salto di un piccolo movimento era compiuto.
Dove possono arrivare i libertariani
Nel tempo i free staters si sono saldati ai repubblicani, soprattutto dopo la trasformazione che Donald Trump è riuscito a imprimere al Gop, in particolare per il suo approccio fiscale e per l’isolazionismo in materia di politica estera. Ma occhio a pensare che siano solo un’altra variante dell’alt-right. Wayne Lesperance, professore di scienze politiche del New England College, ha spiegato che sì i free staters “fanno appello ai bianchi disamorati che non sono pronti ad affrontare relazioni razziali complesse come quelle nelle grandi città. Ma non esistono legami con il suprematismo bianco”. Lesperance ha detto al New York Times come si tratti di un movimento composto da persone “che hanno nostalgia di un tempo in cui la vita era più semplice, un tempo in cui la gente era lasciata da sola e in pace”. Banalmente verrebbe da dire: cosa c'è di più americano di questo.
Negli ultimi anni il fondatore del Free Free State Project, Sorens, si è via via allontanato dalla sua creatura, ritenuta troppo invischiata nel partito repubblicano e finita su posizioni non sufficientemente libertarie. Quello che è certo è che i free staters non sembrano intenzionati a fermarsi al New Hampshire. Intanto nello Stato si moltiplicano i gruppo anti-free staters, ma gli occhi restano puntati sulle elezioni dell’8 novembre quando lo Stato sarà chiamato a votare per scegliere uno dei suoi prossimi senatori.
Ufficialmente il Free State Project ha il suo candidato per il partito libertario, ma potrebbe mettere il suo zampino anche sul Gop, che il 13 settembre terrà le sue primarie. Sullo sfondo resta una fetta di Paese spesso dimenticata che però cerca di far sentire la sua voce, magari anche con piccole "imboscate" in contee dell'America profonda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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