"Ho perso la libertà per aver criticato il Corano". La battaglia di Mila contro gli islamisti

"Sono il prezzo della libertà" è il libro-denuncia scritto da Mila, la 18enne francese costretta a vivere sotto scorta dopo aver ricevuto oltre 100mila minacce di morte dalla comunità musulmana per aver attaccato l'Islam in un video

"Ho perso la libertà per aver criticato il Corano". La battaglia di Mila contro gli islamisti

"Quando leggerete queste righe, non so se sarò ancora viva. Inizia una nuova giornata. E con essa, nuove minacce sommergono il mio telefono. ‘Non ti sei ancora suicidata? Quando riuscirò a prenderti, ti stuprerò e ti sgozzerò assieme a quella puttana di tua madre. Sporca cagna’. Apro le imposte della mia camera. Ieri sera sono scoppiata a piangere. Talvolta, sento mancare l'orgoglio che fino ad ora mi ha permesso di tenere la testa alta". Sono queste le prime righe del libro di Mila, la ragazza francese di 18 anni, che da un anno vive segregata in casa dopo essersi scagliata via Instagram contro la religione islamica.

Il titolo del volume è eloquente: "Sono il prezzo della vostra libertà". Scriverlo è l’unico modo per "spezzare la sua prigionia". Da quando la comunità islamica francese ha emesso una vera e propria fatwa contro di lei, minacciandola con oltre 100mila messaggi di odio, auspicandone la morte nei modi più cruenti, questa ragazza piena di vita ha dovuto lasciare la scuola. Esce solo con la scorta, con parrucche, cappelli e occhiali da sole che le coprono gli occhi azzurro-viola. "Mi chiamo Mila, sono maggiorenne da poco, e sono minacciata di morte e di stupro da quando ho sedici anni per aver pubblicamente, dicono, insultato l'islam. Sono vostra figlia, vostra nipote, vostra cugina. La vostra compagna di scuola. Quella che odiate. Una ragazzaccia maleducata. La vostra nemica giurata. Una povera ragazza. O un'amica. Un'adolescente come un'altra. Una giovane ragazza coraggiosa. Mio malgrado, porto sulle mie spalle la battaglia che un intero paese dovrebbe combattere. Quella per la libertà d'espressione", rivendica la ragazza nelle prime righe del libro che ha scritto durante questi mesi di reclusione forzata.

Il testo è stato pubblicato in esclusiva italiana dal Foglio, su concessione dell’editore francese Grasset. Si sente abbandonata, Mila, da una Francia che definisce "fragile e codarda". Tutto è iniziato circa un anno fa, quando la ragazza, che è omosessuale, viene abbordata via social da un ragazzo musulmano. Al rifiuto dell’avance scattano i primi insulti, tra cui "lesbica", "francese di m…", oppure "giuro sul Corano che ti vengo a pestare specie di transessuale". Lei risponde pubblicamente attraverso un altro video in diretta su Instagram, dove pronuncia parole dure e offensive contro l’Islam e il Corano. "La vostra religione è una m…", si sfoga Mila. Parole che bastano a scatenare una vera e propria jihad virtuale, con centinaia di migliaia di insulti e minacce di morte inviate al suo indirizzo.

Gli insulti arrivano anche dai suoi compagni di liceo. "’Non tornare Mila, ti picchieremo fino a farti sanguinare’. ‘Sporca puttana, se lunedì torni, morirai’. Ecco ciò che i miei compagni di classe che apprezzavo hanno scritto in un gruppo Snapchat", racconta nel libro. "Ho visto il branco attivarsi, - continua - partecipare alla violenza e incitare a uccidere un'adolescente, in modo omogeneo, senza riflettere, in nome di una religione di amore e di pace". All’inizio la ragazza è incerta sul da farsi. Poi inizia a preoccuparsi e chiede alla madre di accompagnarla a sporgere denuncia. I gendarmi la ascoltano non senza scetticismo, poi però è la stessa scuola a convocarli per proteggere la ragazza dalla folla che prometteva di linciarla. "Potevo dire addio alla mia vita precedente. – prosegue Mila nel libro - Ero entrata in un incubo ad occhi aperti. Ho chiuso i miei account sui social network. Era molto difficile affrontare questo accanimento. Sapere che, tra i miei abbonati, la maggior parte mi odiava e voleva vedermi morire. Sarei stata condannata nei mesi a venire a vivere nascosta e protetta dalle forze dell'ordine".

"Spesso – riflette - mi viene detto che ho meritato tutto questo, che avrei dovuto aspettarmelo". Ma nota come: "I fanatici (…) continuavano a vivere nella calma più totale, nonostante avessero minacciato di decapitarmi. Basta non essere ciechi per rendersi conto fino a che punto il paese della libertà d'espressione stia perdendo qualsiasi credibilità". "Penso anche che i valori che vengono attribuiti a questa società, - attacca - come il famoso principio di laicità, non siano altro che polvere per la mia generazione". Mila parla della "influenza crescente dell'islam in Francia". "Certi musulmani radicali francesi, ancora oggi, vedono questo atto terroristico come una vittoria della loro comunità", dice riferendosi a Charlie Hebdo. "Ciò che gli islamisti considerano come un'oppressione è un insieme di ostacoli - e per fortuna esistono questi ostacoli - alla loro espansione. – scrive ancora la ragazza - Tutte le persone che si sono opposte all'islam radicale fino ad ora, che l'hanno criticato o che molto semplicemente hanno detto la verità, sono finite sotto scorta".

"E quelli che non hanno avuto la fortuna di esserlo – va avanti - sono morti, come Samuel Paty, professore di storia e geografia e di educazione morale e civica". Quando ha appreso dai notiziari la notizia della decapitazione dell’insegnante di Conflans Saint-Honorine, Mila ricorda di aver "pianto tutta la sera".

"Un domani, la testa che verrà trovata per terra potrebbe essere quella dei vostri figli, dei vostri amici, di vostra madre o di vostro fratello", mette in guardia nel libro. "Mi sento impotente – scrive ai francesi - e non posso non chiedermi quante vittime di questi orrori saranno ancora necessarie per vedervi reagire".

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