Nel suo anno di prigionia nelle carceri siriane di Isis, un ragazzo tedesco di ventisette anni ha visto miriadi di volte come i fondamentalisti islamici torturano le loro vittime straniere, ha persino assistito da vicino a una fucilazione.
Quando è riuscito finalmente a liberarsi, a giugno dello scorso anno, in circostanze ancora da chiarire, è tornato in Germania e ora sta raccontando tutto quello che ha vissuto ai magistrati tedeschi. La prima notizia clamorosa è che tra gli aguzzini e i boia dei detenuti inglesi, americani e giapponesi, sembra ci siano anche jihadisti tedeschi. Dai racconti del testimone d’eccezione dell’inferno delle carceri del califfato emergono dettagli atroci. Come a Guantanamo, il carcere di massima sicurezza americano travolto dallo scandalo delle torture sui detenuti islamici, i prigionieri di Isis sono costretti, anche dai loro aguzzini tedeschi, a indossare tute arancioni. Il grottesco contrappasso speculare dei fondamentalisti prevede anche gli stessi tipi di torture degli americani, a cominciare dal famoso waterboarding, che consiste nel rovesciare enormi quantità d’acqua sul viso dei carcerati supini fino a indurgli un senso di soffocamento. Uno dei prigionieri è stato seviziato talmente a lungo e in modo così pesante da essere impazzito.
Il testimone tedesco, che nei quasi dodici mesi di detenzione ha cambiato più volte prigione, passando anche per Aleppo, e che sostiene di essere stato picchiato e preso a calci spesso, ha rivelato che uno degli aguzzini più crudeli era Philip Bergner, che prima di scappare in Siria nel 2013 vendeva pizze a domicilio in una cittadina della Ruhr, l’ex polmone industriale della Germania.
Ma i torturatori islamici sembra utilizzino anche forme di terrorismo psicologico: eseguono finte esecuzioni con pistole scariche, a volte preparano le loro vittime alla decapitazione descrivendo loro per filo e per segno come li ammazzeranno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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