In viaggio sulle tracce di chi sogna l'Europa

Seguiremo il viaggio dei migranti, dalle porte dell'Asia fin nel cuore dell'Europa ricca. GUARDA IL REPORTAGE

In viaggio sulle tracce di chi sogna l'Europa

Prendete una carta del Mediterraneo, stendetela su un tavolo. Tre grandi penisole si protendono verso Sud, allungandosi nel mare verso l'Africa: quella iberica, quella italiana e quella greco-balcanica. Una quarta, l'anatolica, si sviluppa da est a ovest, a collegare l'Asia col Vecchio Continente.

Esse sono, da qualche mese, teatro di una delle maggiori migrazioni di massa che il mondo ricordi. Per l'Europa si tratta del più significativo spostamento di uomini dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: milioni di persone fuggono da guerre e povertà, gli Africani verso Spagna e Italia, gli Asiatici attraverso la Turchia e i Balcani.

L'obiettivo comune è l'Europa del Nord, con il suo welfare state ancora sviluppato, l'economia in buona salute e il miraggio – illusorio o realistico poco importa – di una vita migliore. Il fenomeno migratorio ha assunto dimensioni considerevoli già da più di un anno, ma è letteralmente esploso negli ultimi mesi. Da gennaio a luglio in Europa si contan oltre 330mila arrivi, il 175% in più dell'anno precedente.

Secondo i dati elaborati da Frontex, Ocse, Unhcr e The Economist, oltre 234mila hanno preso la via dei Balcani. In gran parte siriani in fuga dalla guerra civile, cui si mescolano decine di migliaia di afghani e di pachistani. Dall'Italia, nello stesso periodo, sono transitate poco più di novantamila persone. Della rotta libica è stato scritto e degli arrivi sulle coste siciliane abbiamo letto molto, anche perché a lungo quello italiano è stato il fronte più caldo.

Dall'inizio dell'estate, però, le notizie di profughi in viaggio attraverso la rotta balcanica hanno iniziato a susseguirsi con sempre maggior intensità: partono dalla Siria, attraversano la Turchia e quindi tentano il grande balzo verso il primo avamposto d'Europa, le isole greche. Di qui la strada è tracciata, a nord fino in Germania o in Svezia.

A lungo, in Europa, si è tentato di comprimere questo flusso verso sud, scaricando oneri e responsabilità dell'accoglienza sugli Stati in prima linea: Italia e Grecia anzitutto. Per tutto maggio, giugno e luglio vi abbiamo raccontato degli sforzi di Francia ed Austria per bloccare i profughi al confine italiano. In agosto scene simili si sono ripetute, con maggior violenza, al confine greco-macedone prima e serbo-ungherese poi – dove peraltro sono ancora attuali. La tendenza si è però invertita: ora sono gli Stati dell'Europa meridionale ad aprire le porte, portando i migranti fin sulle soglie dei propri confini settentrionali. La pressione delle masse ha aperto un varco, l'apertura dei varchi ha attirato sempre più persone. Si parla, ormai, di milioni di uomini in movimento.

Per chi vive in mezzo alle notizie è impossibile, prima o poi, non sentire la necessità di andare là dove le cose succedono, di raccontare al lettore ciò che si è visto e sentito di persona. Così ho comprato un biglietto per la Turchia, per intercettare i migranti diretti in Europa e seguirli nel loro viaggio. Viaggerò solo, il più possibile leggero, riducendo al minimo, per quanto possibile, le distanze che mi separano, che ci separano, dai profughi.

Il mio scopo è riportarne le storie, come in un diario di viaggio, con speranze e paure. Ma non solo.

Parto per cercare di comprendere quali sono le dinamiche profonde che agitano questi spostamenti di massa, per capire “chi c'è dietro”, chi guadagna e chi specula su un fenomeno così ampio. Questo è il mio impegno verso voi, lettori, questo è ciò che voglio raccontarvi.

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