Un'agenzia di consulenza matrimoniale gestita dai vescovi cattolici d'Irlanda ha ceduto alle richieste del governo, che aveva minacciato di rimuovere i suoi finanziamenti, e adesso dovrà offrire aiuto anche alle coppie dello stesso sesso.
Tusla, l'agenzia governativa che finanzia i servizi di consulenza familiare, ha stabilito che gli enti finanziati dal governo devono essere "accessibili a tutti". Per tale motivo l’agenzia di consulenza cattolica, chiamata Accord Catholic Marriage Care Service Clg, dovrà aiutare le coppie gay in difficoltà altrimenti perderà 408 mila euro di contributi per i suoi servizi a Dublino e quasi un milione e duecento mila euro per i suoi corsi a livello nazionale.
Accord, quindi, pur di continuare a ricevere i finanziamenti governativi ha accettato di interessarsi anche alle coppie dello stesso sesso, e fornirà servizi di consulenza a prescindere dall'orientamento sessuale dei suoi utenti. Così facendo l’agenzia cattolica ha preferito i fondi pubblici al rispetto degli insegnamenti della Chiesa che vietano appoggi alle unioni tra persone dello stesso sesso, ai “matrimoni” gay e alle adozioni per gli lgbt.
Non contenti di questo, dei controllori della agenzia governativa Tusla monitoreranno i fornitori di servizi, tra cui il Catholic Marriage Care Service Accord di Dublino, per garantire che rispettino i termini del loro accordo sul livello di servizio.
La minaccia dell’agenzia governativa è stata molto chiara: "se una agenzia di servizi ripudia i termini del proprio obbligo contrattuale con Tusla, dovremo agire per garantire la conformità, compresa la possibilità di ritirare i finanziamenti e iniziare una disattivazione di tale servizio".
Negli anni passati l’agenzia cattolica Accord aveva una politica di non accettazione delle coppie dello stesso sesso per motivi religiosi, questo perché fornisce anche corsi di educazione sessuale e relazionale nelle scuole in cui si insegna, tra le altre cose, che la contraccezione e le relazioni omosessuali non sono in linea con l'insegnamento cattolico.
Nessuna presa di posizione, al momento, è arrivata dalla Conferenza episcopale irlandese, che ha rifiutato di commentare il fatto. Numerose, invece, sono state le critiche espresse dai cattolici sul web.
Le più tranquille chiedono di rimuovere il nome "cattolico" da quella istituzione, e farlo pubblicamente.
Altri chiamano alla mobilitazione gli autentici cattolici irlandesi sia per non vendere o rinunciare alla fede della Chiesa "per trenta denari" sia per non ricevere più alcun finanziamento dal governo abortista e omosessualista irlandese, guidato (dal giugno 2017) dal politico di origini indiane, leader del Fine Gael, Leo Eric Varadkar, supervisionato dal presidente della Repubblica d'Irlanda che fino all'11 novembre 2018 sarà Michael D. Higgins.Alcuni se la sono presa con i vescovi locali, scrivendo che la vicenda "fornisce un buon resoconto del carattere morale della gerarchia cattolica dell'Irlanda".
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