È un nuovo appello all'Intifada quello che arriva dal movimento islamista di Hamas all'indomani dell'uccisione di 61 palestinesi da parte dei soldati israeliani mandati a tenere sotto controllo le manifestazioni organizzate sul confine con Gaza.
''La reazione naturale alla morte delle persone che stavano protestando pacificamente dovrebbe essere una Intifada araba e islamica'', tuona il numero due del gruppo che controlla la Striscia, Khalil al-Hayya, secondo il quale non c'è che una risposta possibile a quanto avvenuto nel giorno in cui Israele celebrava il suo 70esimo anniversario e lo spostamento dell'ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme.
Sono circa 40mila le persone che ieri sono scese in strada a manifestare, almeno 1.200 quelle che sono rimaste ferite dal fuoco israeliano, che vanno a sommarsi ai 61 morti, tra i quali ci sono anche otto minorenni. ''La risposta palestinese deve essere chiara a Gaza e in Cisgiordania. Non c'è altra scelta, se non mettere a fuoco e fiamme Gaza e la Cisgiordania in risposta di quello che è successo'', ha aggiunto al-Hayya.
Nella notte il premier israeliano Benjamin Netanyahu vedeva i vertici di sicurezza, per preparsi a scontri e violenze che sembrano una possibilità concreta oggi, nel giorno della Nakba, in cui i palestinesi ricordano la sconfitta nella prima guerra arabo-israeliana. Le sirene sono tornte a suonare nella regione meridionale di Eshkol, lungo il confine con Gaza. Solo un falso allarme, che ha portato però centinaia di persone a cercare rifugio contro un possibile attacco da parte di Hamas.
Le reazioni a quanto accaduto ieri sono arrivate da tutto il mondo islamico, con in prima fila la Turchia, da tempo vicina ad Hamas e generalmente ostile a Israele. Mentre Erdogan richiamava per consultazioni gli ambasciatori a Tel Aviv e Washington, è stata annunciata un grande manifestazione a Istanbul per venerdì, a conclusione di tre giorni di lutto nazionale.
Oggi anche l'Irlanda ha convocato
l'ambasciatore israeliano. "Le forze letali dovrebbero essere usate soltanto come misura estrema, non come prima misura", ha commentato l'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni unite, Rupert Colville.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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