Sono ventisette gli stranieri che hanno perso la vita a Istanbul, ucciso nell'attacco folle al Reina, il club di lusso sulle rive del Bosforo, dove un uomo ha aperto il fuoco contro chi lì si trovava soltanto per festeggiare l'arrivo del nuovo anno.
A ventiquattr'ore dall'attacco quasi tutte le vittime sono state identificate e otto persone fermate per possibili legami con l'Isis. Resta da risolvere il dubbio di una vittima la cui nazionalità non è ancora certa, ma degli altri, ormai, qualcosa si sa.
Si sa che sotto i colpi esplosi dai caricatori dell'attentatore sono morti undici cittadini turchi, uno con doppia nazionalità belga. Si sa che gli altri erano sette sauditi, tre libanesi e tre iracheni, due tunisini, due indiani, due marocchini e due giordani, poi un cittadino dal Kuwait, uno dal Canada, come uno da Israele, Siria e Russia.
Un ventaglio di passaporti che racconta molto di Istanbul, disertata da mesi dal turismo occidentale di massa. E ad aggiungere ulteriori dettagli ci pensano le storie delle vittime, filtrate nella giornata di ieri dalla stampa turca.
A rimanere un mistero è che fine abbia fatto il killer, fuggito dopo l'attacco e dopo avere lasciato la sua arma sul luogo della strage.
La caccia all'uomo prosegue, mentre il ministero dell'Interno sostiene che ci siano alcuni indizi che dovrebbero permettere di arrivare alla verità e a catturarlo. L'Isis ha rivendicato intanto questa mattina l'attentato, in un comunicato in parla di un'azione contro una "festa cristiana" e contro la Turchia "protettrice della croce".
Nel mirino il luogo dove "i cristiani celebrano la loro festa apostata", si legge nel comunicato. Un'opinione - quella dell'apostasia dei festeggiamenti per il nuovo anno -, che è solo dell'Islam più radicale e non ha mai impedito ai turchi, nonostante polemiche e dibattiti, di festeggiare il Capodanno.
Il responsabile sarebbe dell'Asia Centrale: uzbeko, oppure kirghiso, secondo la stampa locale, di certo "un professionista ben addestrato, con esperienza di armi e combattimento".
Ciò che pare ormai certo è che non sia Ramazan İşan, l'uomo identificato ieri da foto che circolavano dopo l'attacco: "Mi sono
riconosciuto online - ha raccontato alla stampa locale - e mi sono subito presentato alla polizia". Kazako, in Turchia per ragioni di lavoro, ha denunciato le testate che hanno pubblicato la sua immagine collegandola a quanto successo a Istanbul.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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