Italiani in Irak, Forza Italia accusa: "L'abbiamo saputo da Porta a Porta"

450 militari a difesa di una diga a Mosul. Brunetta: "Il Parlamento non sapeva nulla". Pinotti: "Non sono lì per combattere"

Peshmerga sul fronte a 23 chilometri da Mosul
Peshmerga sul fronte a 23 chilometri da Mosul

Non andranno a combattere i militari che dovrebbero partire per l'Iraq. Sono molte le voci che si levano dal governo per ribadire il concetto di una missione di "importanza strategica", a partire dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervistato dal Corriere della Sera.

"I lavori di manutenzione [della diga sul Tigri] verrano protetti da forze italiane e da peshmerga curdi in una zona del Kurdistan iracheno molto vicina all'area controllata dal Daesh", dice il titolare della Farnesina. E anche la sua collega alla Difesa, Roberta Pinotti, parla di un'operazione a protezione "di altri italiani che andranno a rimettere in sesto una struttura fondamentale per il futuro dell'Iraq".

L'Italia, che in Iraq già addestra le milizie curde, è presente a Baghdad e a Erbil, nel Kurdistan iracheno e ha per ora detto di no a un intervento militare più ampio. Ancora questa mattina, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha chiarito che a Mosul non si vogliono fare "esibizioni muscolari, ma cose concrete", difendendo il ruolo del Paese e con l'assenso del Parlamento.

Molte le critiche arrivate tuttavia da Forza Italia.

Renato Brunetta, presidente dei deputati, haaccusato il premier di una narrazione "sempre più incredibile, vuota, imbarazzante" e aggiunto che dei 450 uomini che partiranno per l'Iraq il Parlamento ha dovuto saperlo guardando Porta a Porta.

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