Non andranno a combattere i militari che dovrebbero partire per l'Iraq. Sono molte le voci che si levano dal governo per ribadire il concetto di una missione di "importanza strategica", a partire dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervistato dal Corriere della Sera.
"I lavori di manutenzione [della diga sul Tigri] verrano protetti da forze italiane e da peshmerga curdi in una zona del Kurdistan iracheno molto vicina all'area controllata dal Daesh", dice il titolare della Farnesina. E anche la sua collega alla Difesa, Roberta Pinotti, parla di un'operazione a protezione "di altri italiani che andranno a rimettere in sesto una struttura fondamentale per il futuro dell'Iraq".
L'Italia, che in Iraq già addestra le milizie curde, è presente a Baghdad e a Erbil, nel Kurdistan iracheno e ha per ora detto di no a un intervento militare più ampio. Ancora questa mattina, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha chiarito che a Mosul non si vogliono fare "esibizioni muscolari, ma cose concrete", difendendo il ruolo del Paese e con l'assenso del Parlamento.
Molte le critiche arrivate tuttavia da Forza Italia.
Renato Brunetta, presidente dei deputati, haaccusato il premier di una narrazione "sempre più incredibile, vuota, imbarazzante" e aggiunto che dei 450 uomini che partiranno per l'Iraq il Parlamento ha dovuto saperlo guardando Porta a Porta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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