Ivrea, l'utopia di Adriano Olivetti diventa patrimonio dell'umanità

Il complesso di edifici industriali voluto dall'imprenditore eporediese è stato ufficialmente nominato patrimonio dell'umanità durante la 42esima riunione del comitato Unesco. Delusione invece per i siti vitivinicoli del Prosecco, esclusi dalle candidature per soli due voti contrari.

Ivrea, l'utopia di Adriano Olivetti diventa patrimonio dell'umanità

Già primo paese al mondo per numero di siti patrimonio dell'umanità, l'Italia allunga la lista e si vede riconosciuta dall'Unesco anche la città piemontese di Ivrea con i complessi industriali della Olivetti. Durante la 42esima sessione del World Heritage Committee attualmente in corso a Manama, capitale del Bahrain, fino al 4 luglio prossimo, è stata infatti accolta la candidatura denominata "Ivrea città industriale del XX secolo", consistente nell'insieme di 27 edifici e complessi architettonici concepiti e realizzati tra la fine dell'ottocento e gli anni sessanta. Gli edifici - che diventano così il secondo villaggio operaio in Italia ad essere nominato sito Unesco dopo quello di Crespi d'Adda nel 1995 - vanno dalle originarie officine Olivetti del 1896 alle strutture sorte tra il 1939 ed il 1962 sulla spinta dell'utopia sociale dell'imprenditore Adriano Olivetti; quell'ideale di "umanesimo capitalista" che nell'immediato dopoguerra ha cercato di dare un'alternativa sostenibile all'industrializzazione intensiva e irrispettosa dei bisogni delle persone.

Nel commentare la notizia, il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli fa proprio riferimento al pensiero di Olivetti come ispiratore di una nuova concezione del lavoro, affermando: "Ivrea, la città ideale della rivoluzione industriale del Novecento, è il 54esimo sito Unesco italiano. Un riconoscimento che va a una concezione umanistica del lavoro propria di Adriano Olivetti, nata e sviluppata dal movimento Comunità e qui pienamente portata a compimento, in cui il benessere economico, sociale e culturale dei collaboratori è considerato parte integrante del processo produttivo". In seguito, il ministero ha voluto sottolineare la scelta della candidatura, dichiarando: "Ivrea rappresenta un esempio distintivo della sperimentazione di idee sociali e architettoniche sui processi industriali, e un'esperienza innovativa di produzione industriale di livello mondiale che guarda in special modo al benessere delle comunità locali".

La candidatura, presentata ufficialmente dieci anni fa durante le celebrazioni del centenario della Olivetti, è stata possibile soprattutto grazie agli sforzi del Comitato Nazionale, appositamente costituito dalla Fondazione Adriano Olivetti in collaborazione con il Comune di Ivrea ed il Politecnico di Milano. Sul sito internet della candidatura si legge infatti: "Durante i quattro anni di attività, il Comitato ha consolidato la riflessione sul tema della valorizzazione del patrimonio architettonico moderno di Ivrea e, grazie anche al contributo di esperti nazionali e internazionali, è stato possibile sviluppare la prospettiva di candidare Ivrea come “Città Industriale del XX secolo” nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO". Nel 2016, il dossier ed il piano di gestione sono stati formalmente inviati dallo Stato Italiano all'Ufficio del Patrimonio Mondiale Unesco, che ne ha successivamente verificato la completezza ed avviato l'iter per la valutazione, iniziato nel 2017 e conclusosi quest'oggi con responso positivo da parte dei membri del comitato per i patrimoni mondiali dell'umanità.

Tuttavia, a parte i festeggiamenti per la città piemontese, c'è stata anche molta delusione per la bocciatura della candidatura a patrimonio Unesco dei siti vitivinicoli di Conegliano Veneto e Valdobbiadene, una delle patrie del Prosecco. La proposta è stata infatti respinta con 12 paesi a favore e 9 contro, appena due voti al di sotto della maggioranza richiesta di 14 paesi, ed è stato per questo predisposto - al posto del ritiro ufficiale della candidatura - un semplice rinvio, che in questi casi è solitamente preparatorio alla successiva ammissione definitiva del sito. Un compromesso a cui - come scrive il Corriere della Sera - sì è giunti grazie alla mediazione della Tunisia, dopo un dibattito di oltre due ore tra i vari membri del comitato. È stata infatti strenua l'opposizione di Spagna e Norvegia alla nomina italiana, fortemente sostenuta invece dalla commissione interministeriale guidata dal sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi e dall’ambasciatore Vincenza Lomonaco - rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unesco - che hanno portato avanti il negoziato internazionale per il riconoscimento delle qualità paesaggistiche e ambientali dell’area del Prosecco Docg.

Un brusco arresto quindi, sul quale la Coldiretti ha successivamente commentato: "Con l'ingiusta bocciatura della candidatura delle colline del prosecco non si riconosce l'importanza di un territorio dallo straordinario valore storico, culturale e paesaggistico in grado di esprimere una produzione che ha saputo conquistare apprezzamenti su scala mondiale".

Più ferme le dichiarazioni del presidente della regione Veneto Luca Zaia, fortemente convinto della bontà della proposta: "Entrare con un parere strumentalmente negativo e tornare dal Bahrein con il maggior numero di consensi dei delegati, senza raggiungere tuttavia la prevista maggioranza di 14 per soli 2 voti, è la dimostrazione palese che il dossier sulle Colline del Prosecco Conegliano-Valdobbiadene Patrimonio dell'Umanità è stato redatto correttamente. Faremo tutte le integrazioni che l'Unesco richiede e ci rivedremo tra una anno a Baku, alla prossima sessione del Whc".

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