"Dobbiamo salvare Schengen, è un dovere collettivo - dice il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker -. Non si può andare avanti con questo processo di governi che giorno dopo giorno" ripristinano i controlli alle frontiere. Juncker senza citarli punta il dito contro la Germania e i suoi "satelliti", Danimarca e Svezia, che hanno deciso di chiudere le frontiere, sia pure temporaneamente, per fronteggiare l'emergenza immigrati, in attesa che ogni Paese faccia quanto promesso, cioè svolga i necessari controlli e filtri. Juncker torna così a indicare l’agenzia Ue delle guardie di frontiera come priorità per rafforzare i confini esterni.
La risposta giusta alla crisi dei rifugiati, prosegue Juncker, "non è la chiusura delle frontiere. Il controllo dei confini deve essere collettivo, e solo una risposta collettiva può risolvere la situazione". Juncker è convinto che le misure per un rafforzamento dei confini esterni dello spazio Schengen, e in particolare la creazione di un corpo europeo di guardie di frontiera, possano essere realizzate entro giugno, ovvero durante il semestre di presidenza olandese del Consiglio Ue.
Juncker ha parlato ad Amsterdam, nella conferenza stampa congiunta con il premier Mark Rutte, con cui si è inaugurata la nuova presidenza di turno. Nelle conclusioni di dicembre, ha ricordato, "il Consiglio europeo ha incaricato la presidenza olandese di realizzare tali misure, e sono fiducioso che sarà fatto". Mark Rutte ha promesso un approccio "molto pragmatico" dei dossier europei da parte dell’Aja. Staremo a vedere, tra sei mesi, quali risultati arriveranno.
Il governo svedese, intanto, ha esteso i controlli temporanei alle
sue frontiere di un mese fino all’8 febbraio. Il governo ha fatto sapere che "le condizioni nelle quali sono state prese queste decisioni ancora sono valide". La Svezia ha reintrodotto i controlli alle frontiere a novembre.
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