L’Argentina paga 15 milioni a Sace, che guarda al Messico

Anche Cuba salda il debito. Grandi opportunità di export per le aziende italiane in Messico

L’Argentina paga 15 milioni a Sace, che guarda al Messico

L’Argentina paga la rata del debito. Non ai fondi avvoltoi, ma alla Sace: 15 milioni di dollari, così come previsto dall’accordo raggiunto a fine maggio a Parigi. Ed anche Cuba ha regolarmente saldato la sua rata, pari a 5,3 milioni, sulla base di un accordo siglato nel 2011. Dunque, nonostante le polemiche e le sentenze politico-giudiziarie, i Paesi emergenti sono in grado di rispettare gli impegni. Un aspetto importante, considerando che l’export italiano verso il blocco dei Paesi emergenti crescerà in media di oltre l’8% annuo per i prossimi 4 anni, a fronte di un mercato italiano stagnante nonostante le promesse.

D’altronde è sufficiente rimanere in America Latina, passando nel Messico, per rendersi conto delle opportunità che si stanno creando. Alla fine dell’anno scorso il governo di Città del Messico ha approvato la riforma costituzionale che porrà fine al monopolio petrolifero e consentirà allo Stato di stipulare contratti con società private, sia messicane sia straniere, per le attività di esplorazione e produzione e per quelle di raffinazione.

Non verrà intaccato il controllo statale sugli idrocarburi, ma il capitale privato potrà entrare nell’industria petrolifera. Secondo un’analisi di Sace, la sola liberalizzazione del settore energetico potrebbe incrementare la crescita reale del Pil messicano dello 0,7% annuo tra il 2015 ed il 2018. Ma vanno aggiunti gli altri effetti legati alla riforma del mercato del lavoro, delle telecomunicazioni, della finanza e del fisco. Di conseguenza la crescita annuale potrebbe raggiungere e superare il 4% annuo, sempre per il periodo tra il ’15 ed il ’18.

Il governo messicano ritiene che la produzione petrolifera potrebbe raggiungere i 3 milioni di barili al giorno entro il 2018 ed i 3,5 milioni entro il 2025. Ed entro quella data si punta alla creazione di 2,5 milioni di lavoro, diretti e nell’indotto. Una situazione che potrebbe offrire opportunità alle aziende italiane poiché la liberalizzazione favorirà l’ingresso di società di impiantistica e di servizi, di aziende specializzate nella produzione di macchinari per la trivellazione e di tubature per pipeline. Lo scorso anno l’export italiano di meccanica strumentale in Messico è stato pari a 1,3 miliardi di euro (+4,6%) ed ha rappresentato più di un terzo delle vendite complessive italiane nel Paese latinoamericano.

E le prospettive, per le esportazioni di macchinari per impieghi speciali, sono di una crescita superiore al 6% annuo nel prossimo triennio.

Alessandro Grandi
Think tank “Il Nodo di Gordio”
www.NododiGordio.org

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