L'America ci ricasca: "Addestrare Al Qaeda per combattere l'Isis"

L'ex direttore della Cia, David Petraeus, pensa di addestrare elementi di Al Nusra per combattere contro l'Isis. E torna pure l'ipotesi dei ribelli moderati

L'America ci ricasca: "Addestrare Al Qaeda per combattere l'Isis"

Non appena scoppiò la guerra civile in Siria, l'America si preoccupò di addestrare i cosiddetti "ribelli moderati" per cercare di porre fine al regime di Bashar al-Assad. Era il 2011 e l'Isis rappresentava ancora una delle tante cellule all'interno della galassia jihadista. L'America si buttò a capofitto nella guerra civile siriana. Celebri le parole della Clinton: "Selezionare e addestrare ribelli in modo efficace poteva risultare utile su più piani. In primo luogo, anche un gruppo relativamente piccolo avrebbe dato un'enorme spinta psicologica all'opposizione e convinto i sostenitori di Assad a prendere in esame una soluzione politica". In secondo luogo perché "se l'America si fosse decisa a entrare in gioco, sarebbe stata più efficace nell'isolare gli estremisti e rafforzare i moderati in Siria". La politica Usa fu un fallimento. I ribelli moderati passarono in massa tra le file dell'Isis, portando con sè armi e addestramento.

Ora, a quattro anni di distanza, l'America ci riprova. Questa volta, però, i ribelli moderati (almeno ufficialmente) non dovranno combattere Assad, ma l'Isis. Lo ha annunciato il New York Times. Il giornale americano riconosce come in questa politica Usa vi siano molte "mancanze", dovute al fatto che i ribelli moderati addestrati dagli Usa non hanno alcun appoggio dalla popolazione locale. Quelli addestrati per combattere l'Isis, inoltre, non hanno alcuna consapevolezza riguardo al loro nemico.

Questa notizia va letta accanto a un'altra, riportata dal Corriere proprio qualche giorno fa. David Petraeus, ex direttore della Cia e già al comando delle truppe americane in Iraq e in Afghanistan, starebbe pensando di addestrare i qaedisti di Al Nusra contro lo Stato islamico. Come scrive il Corriere, "l’ex capo dell’intelligence sostiene che gli Usa dovrebbero ottenere l’aiuto non di tutta al Nusra ma di quegli elementi meno radicali, ossia coloro che sono entrati nell’organizzazione per rovesciare Assad e non perché credono nell’eredità di Bin Laden". Ribelli moderati, ancora una volta.

Questo tipo di politica estera Usa - ovvero quello della destabilizzazione - prosegue da diversi decenni. Tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, il governo americano si impegnò per addestrare i mujaheddin, come ricorda anche la Clinton nella sua autobiografia: "Negli anni '80, Stati Uniti, Arabia Saudita e Pakistan armarono i mujahidin afghani che contribuirono a mettere fine all'occupazione sovietica del loro Paese. Alcuni di quei combattenti, compreso Osama bin Laden, avrebbe costituito Al Qaeda, e puntato il mirino su obiettivi occidentali". Ma il governo americano fece anche di più: instillò tra i giovani afghani il seme della radicalizzazione "con un programma di educazione destinato alle scuole". Come scrive Bruno Ballardini in Isis, il marketing dell'Apocalisse: "Dal 1984 al 1994 si investirono 51 milioni di dollari per realizzare libri di testo destinati ai bambini afghani, che vennero stampati in milioni di copie e inviati insieme agli aiuti umanitari tramite Usaid". In questi libri erano presenti problemi di matematica di questo tipo: "Ci sono 10 atei. 5 vengono uccisi da un musulmano. Quanti atei rimangono?".

Il risultato di questa operazione fu la radicalizzazione del popolo afghano e la conseguente guerra del 2001.

Ora si cerca nuovamente di fare lo stesso in Siria. Fino a dove si spingerà questa politica della destabilizzazione?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica