Lavrov: "Russia pronta ad aiutare l'Italia sulla Libia"

Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov: "Non so se al Baghdadi si trovi in Libia, ma lì hanno attecchito cellule di Isis, che sappiamo vuole formare a Sirte una filiale di Raqqa e questo è molto preoccupante"

Lavrov: "Russia pronta ad aiutare l'Italia sulla Libia"

Alla vigilia del suo viaggio a Roma per partecipare alla conferenza sul Mediterraneo, il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha incontrato la stampa italiana per illustrare la posizione della Russia. "Capisco quanto importante sia per l’Italia il problema della Libia, sia per motivi geografici che storici. Noi confermiamo la nostra comprensione e siamo pronti a prestare il nostro aiuto. E questo lo ha detto anche Putin a Renzi. La conferenza sulla Libia a Roma è molto importante ma non ci aspettiamo che risolva tutti i problemi. Gli speaker dei parlamenti libici di Tobruk e Tripoli non sono d’accordo con il piano Onu, ognuno di loro vuole di più e hanno posizioni opposte".

"È del tutto realistico creare una coalizione internazionale contro il terrorismo, se si smette di cercare di condizionare questo obiettivo con i tentativi di trarre vantaggi geopolitici unilaterali". Poi ha aperto alla collaborazione con il nostro Paese: "Siamo molto vicini agli italiani e lo dimostra il fatto che negli ultimi 15 anni con tutti i governi italiani si sono stabiliti rapporti fiducia indipendente dai partiti politici al potere. E questo la hanno confermato Renzi e Putin che si sono incontrati cinque volte da ottobre 2014".

"Non so se al Baghdadi sia in Libia - ha detto ancora Lavrov - ma abbiamo informazioni che l’Isis sia presente a Sirte e che oltre alle milizie locali ci siano sue cellule e che Sirte divenga una filiale di Raqqa: questo suscita preoccupazione. Certo, per al Baghdadi è importante dimostrare che il suo è un progetto di successo, con la continua espansione del califfato".

Intanto fonti vicine all’Isis hanno riferito al sito Alwasat che "almeno 40 nuovi combattenti sono arrivati a Sirte, in Libia, la scorsa settimana dal sud del Paese". I nuovi combattenti sono "tunisini, yemeniti, palestinesi e di altre nazionalità africane, giunti a bordo di un convoglio di 12 pickup con le bandiere nere e guidati da alti responsabili dell’Isis iracheni e siriani". La notizia al momento non è verificabile.

Ieri sulla Libia era intervenuto anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. L’obiettivo della conferenza sulla Libia che si terrà domenica a Roma, ha detto il capo della Farnesina al Financial Times, è di dare "la spinta decisiva" all’accordo per un governo di unità nazionale che contribuisca ad arginare l’Isis. "L’atteggiamento ostruzionistico di poche minoranze non può trascinare le cose troppo a lungo perché altrimenti la situazione del Paese peggiorerà sotto molti punti di vista e le minacce alla sicurezza potrebbero aumentare, a partire dal Daesh (acronimo arabo dell’Isis, ndr)".

"Porteremo una massa critica dal punto di vista diplomatico ma l’accordo deve essere forgiato dai libici", ha aggiunto. Il ministro degli Esteri non si è voluto pronunciare sulla possibilità di raid aerei internazionali o sull’invio di truppe per sostenere la stabilizzazione della Libia. "Credo sia prematuro speculare sugli scenari", ha spiegato, "se c’è una richiesta , l’Italia è pronta ad avervi un ruolo, a patto che vi sia la cornice legale di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e una richiesta del governo libico». «Di certo non agiremmo da soli", ha precisato.

Quanto al conflitto siriano, Gentiloni ha sottolineato che c’è uno spiraglio per avviare un negoziato per la transizione. "La situazione è molto più aperta rispetto a due o tre mesi fa", ha osservato, "ma si tratta di una fessura, non di un’autostrada".

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