Un leader dell'Isis ucciso in Siria dalle teste di cuoio statunitensi

Gli uomini delle forze speciali sono penetrati in elicottero. Hanno ammazzato il jihadista e portato in Iraq la moglie

Nel fotogramma Tarkhan Batirashvili (a sinistra) e Abu Mohammed al-Adnani (con il volto oscurato)
Nel fotogramma Tarkhan Batirashvili (a sinistra) e Abu Mohammed al-Adnani (con il volto oscurato)

Era l'uomo dell'Isis quando si trattava di trattare affari legati al petrolio e uno dei leader del gruppo jihadista. È stato ucciso oggi, in un'azione messa a segno da un commando delle forze speciali statunitensi penetrato nella Siria orientale.

Abu Sayyaf, questo il nome dell'uomo, è rimasto ucciso dopo che aveva ingaggiato uno scontro a fuoco con le forze americane. La moglie, Umm Sayyaf, è stata presa dal commando e trasferita in Iraq, dove sarà interrogata.

È stato il Pentagono ad annunciare la riuscita dell'operazione, aggiungendo che una decina di miliziani sono morti nella sparatoria, avvenuta all'interno di un edificio. L'ordine di entrare in azione è arrivato direttamente dalla Casa Bianca, che avrebbe informato le autorità irachene, ma non quelle siriane.

Secondo indiscrezioni della Cnn l'obiettivo degli americani era l'arresto di Abu Sayyaf, ucciso soltanto perché, pur di non arrendersi, ha ingaggiato lo scontro con gli uomini della Delta Force, arrivati per il blitz in elicottero. Nell'operazione sarebbe stata liberata una ragazza di religione yazidita tenuta come schiava dalla coppia.

Pochi giorni fa sarebbe stato ucciso un altro pezzo da novanta del sedicente Stato islamico. Abd al-Rahman Mustafa al-Qaduli, conosciuto come Abu Alaa al-Afri, sarebbe stato colpito da uno strike della coalizione, di cui hanno parlato le autorità irachene. Un'informazione tutta da confermare, che potrebbe avere tolto di mezzo il numero due dell'organizzazione.

Sarebbero invece false le informazioni che volevano il leader dell'Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, in gravi condizioni di salute.

Se in molti avevano scritto di una sua malattia, che lo avrebbe costretto a lasciare il comando, un messaggio audio diffuso ieri e risalente al massimo a inizio aprile lascerebbe intendere che il sedicente califfo sta bene e continua a guidare la lotta dei jihadisti.

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