L'ultima idea dell'Europa per stroncare sul nascere una possibile nuova escalation militare in Libia coincide con l'imposizione di una no-fly zone nel territorio da parte di Germania, Italia e Francia, con un'eventuale sostegno britannico.
Il ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini, ha infatti sottolineato al Corriere della Sera la necessità che i Paesi europei “impongano il cessate il fuoco” in territorio libico. Lo ha detto il 24 sera da Erbil. “L’opzione militare in Libia ha dimostrato che anziché risolvere i problemi li ha aggravati. C’è bisogno di una forte iniziativa diplomatica europea che per essere efficace non può che passare anche dall’imposizione di un cessate il fuoco” ha aggiunto Guerini, che tuttavia non ha menzionato direttamente il concetto della no-fly zone. L'obiettivo è comunque uno: intraprendere la via del dialogo politico.
Un nodo spinoso
Certo, le prossime mosse dovranno essere discusse dal governo italiano in concomitanza con gli altri partner europei. Eppure negli Stati Maggiori dell'Europa si parla da tempo dell'eventualità di istituire una no-fly zone in terra libica. Si tratterebbe, in poche parole, di allestire una zona d'interdizione al volo, cioè una porzione di territorio delimitata all'interno del quale vige il divieto di sorvolo.
Il nodo è molto spinoso per almeno due motivazioni. Intanto la Turchia, ben presente nello scacchiere libico, è un membro Nato; inoltre, come se non bastasse, aleggiano ancora nell'aria le conseguenze dell'intervento militare internazionale che nel 2011 provocò la caduta del regime di Gheddafi e, in seguito, alla destabilizzazione dell'intero Paese.
Perché l'Italia rischia l'irrilevanza in Libia
In ogni caso Luigi Di Maio è alle prese proprio con l'organizzazione di una Missione Europea per il cessate il fuoco in Libia. Sarà condotta dall'Alto Rappresentante per la Politica Estera e della Sicurezza Joseph Borrel – in concomitanza con gli altri ministri europei – e dovrebbe prendere il via agli inizi di gennaio.
L'Europa deve pensare il da farsi per evitare di ricoprire in Libia un ruolo irrilevante. E deve farlo al più presto e anche in maniera coesa. Già, perché gli "altri" sanno da che parte stare: la Russia, ad esempio, è più volte intervenuta a fianco del maresciallo Khalifa Haftar, mentre la Turchia appoggia le milizie schierate con il governo di Accordo Nazionale che risponde a Fayez Serraj.
A proposito di Turchia, secondo quanto riportato dall'agenzia Anadolu, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è arrivato a Tunisi per incontrare l'omologo tunisino, Kais Saied, nel corso di una visita non annunciata.
Non sono stati specificati i temi in agenda, ma la composizione della delegazione del Sultano – che comprende il ministro degli Esteri, Meglut Cavusoglu, quello della Difesa, Hulusi Akar; il capo dell'intelligence, Hakan Fidan, e il direttore delle comunicazioni della presidenza turca, Fahrettin Altun – lasciano presupporre che tutto ruoterà attorno alla Libia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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