Giusto tre anni fa gli sconfinamenti della gendarmerie francese a Claviere, in Piemonte, per riportare i migranti in Italia per poco non fecero scoppiare un caso diplomatico tra Roma e Parigi. Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, pretendeva spiegazioni da Macron, mentre la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, invocava "l’arresto" di chiunque, violando la legge, si permetteva "di sconfinare con indosso una divisa straniera all’interno del territorio nazionale".
In futuro, però, le irruzioni di agenti oltreconfine potrebbero diventare la prassi in Europa. È l’ultima idea di Palazzo Berlaymont, che per contrastare il crimine sul territorio del Vecchio Continente vorrebbe stilare un "elenco comune di reati per i quali sono possibili inseguimenti oltre frontiera e strumenti di messaggistica sicuri che consentano agli agenti di polizia di comunicare con i loro omologhi mentre svolgono operazioni in altri paesi dell'Ue".
Secondo le stime dell’Europol, infatti, "quasi il 70 per cento delle reti criminali opera in più di tre Stati membri". C’è bisogno, quindi, spiega la Commissione di "norme comuni" per agevolare il lavoro dei poliziotti. L’ipotesi, che per qualcuno rappresenterebbe l’ennesima cessione di sovranità, è contenuta nel "codice di cooperazione di polizia dell'Ue" che l’organo esecutivo dell’Unione vorrebbe approvare proprio per rendere più efficace la collaborazione tra le forze dell'ordine degli Stati membri nell’attività di contrasto alla criminalità e per "dotare gli agenti di polizia dell'Ue di strumenti più moderni per lo scambio di informazioni".
"I criminali non dovrebbero poter sfuggire alla polizia semplicemente spostandosi da uno Stato membro all'altro. Disporre di canali chiari per lo scambio di informazioni consentirà alla polizia di identificare rapidamente i sospettati e raccogliere le informazioni necessarie alle indagini", ha spiegato il vicepresidente per la Promozione dello stile di vita europeo, Margaritis Schinas.
Per questo la Commissione Ue vorrebbe introdurre "nuove regole sulla condivisione delle informazioni", agevolare le operazioni congiunte oltre confine attraverso norme comuni e assegnare un ruolo più incisivo ad Europol. Proprio l’applicazione per lo scambio sicuro di informazioni (SIENA), gestita dall’ufficio di polizia europeo potrebbe diventare il punto di riferimento per lo scambio di informazioni, assieme all’istituzione di un "punto di contatto unico, operativo 24/7". In questo modo sarà più facile identificare chi delinque e contrastare l’illegalità.
"Le proposte che presentiamo oggi permetteranno di risolvere problemi transfrontalieri molto concreti cui sono confrontati quotidianamente gli agenti di polizia in Europa. Ad esempio, quali norme si applicano se la polizia deve attraversare una frontiera interna nel corso di un inseguimento?", si chiede la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson. "Oggi la polizia deve confrontarsi con norme nazionali diverse e complesse, mentre le nostre proposte permetterebbero loro di disporre di un quadro europeo chiaro", assicura, con "strumenti migliori per scambiare le informazioni necessarie alle indagini, per poterci proteggere tutti da criminali sempre più abili". La proposta ora verrà sottoposta al vaglio dell’Eurocamera per poi essere discussa e approvata dal Consiglio.
E, se dovesse arrivare il via libera, soppianterebbe gli accordi nazionali o bilaterali esistenti fra gli Stati membri. A Bruxelles, però, c’è già chi invoca dei correttivi. "Nel caso degli sconfinamenti dei gendarmi francesi avevamo chiarito in modo netto con i nostri vicini quali siano le regole scritte nel trattato di Schengen e restiamo molto cauti rispetto all'eventualità che le polizie straniere possano in futuro entrare in territorio italiano per delle operazioni", dice al Giornale.it Fulvio Martusciello, eurodeputato di Forza Italia, membro della commissione LIBE per libertà civili, la giustizia e gli affari interni.
Il motivo, ci spiega al telefono, è che "il coordinamento avverrebbe comunque in circostanze concitate e quindi difficilmente verificabili". E poi c'è il nodo della "sovranità". "Penso che qualsiasi reato sia perseguibile sul territorio dalla polizia dello Stato in cui si svolge, senza bisogno di rinforzi", aggiunge. L'esempio è quello dell'uccisione di Anis Amri, l'attentatore dei mercatini di Natale a Berlino, neutralizzato dalla polizia italiana durante la sua fuga a Sesto San Giovanni, nell'hinterland milanese.
"Aspettiamo la proposta definitiva - conclude, quindi, Martusciello - e ci muoveremo per far rispettare il principio della sovranità dello Stato, al quale non consentiremo deroghe". Coordinamento sì, insomma, ma nei limiti delle prerogative statali. "Non basta poi - aggiunge l'eurodeputato azzurro - che la collaborazione sia soltanto tra forze di polizia, ma anche fra i giudici: il tema ha molte sfaccettature e deve essere senz'altro approfondito".
D'accordo con lui la collega leghista Annalisa Tardino, coordinatice della delegazione della Lega nella stessa commissione. "L’esigenza di una maggiore cooperazione e collaborazione tra forze di polizia di differenti Paesi è sicuramente auspicabile, ma sempre nel rispetto delle rispettive competenze a livello nazionale, senza sconfinamenti o sovrapposizioni", commenta, sentita dal Giornale.it. "Parlare di ‘Fbi europea’, oggi, ci sembra eccessivo", aggiunge.
"Lavoreremo in Parlamento e presenteremo le nostre proposte per migliorare il pacchetto di misure presentato, nel tentativo di mantenere gli obiettivi, che sono condivisibili, ma – conclude l’eurodeputata - correggendo tutte le forzature"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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