L'India vuole togliere la cittadinanza a 4 milioni ​di musulmani

Il governo nazionalista di Nuova Delhi ha approvato una controversa legge che mira a togliere la cittadinanza indiana ad oltre quattro milioni di residenti musulmani, classificandoli come immigrati irregolari

L'India vuole togliere la cittadinanza a 4 milioni ​di musulmani

Continuano in India le discriminazioni, da parte della maggioranza induista, ai danni delle numerose minoranze religiose presenti nel paese, in particolar modo nei confronti di cristiani ed islamici.

Questa volta il governo di Nuova Delhi, guidato dal nazionalista di destra Narendra Modi, ha deciso di approvare una discussa legge che mira a privare della cittadinanza oltre 4 milioni di persone residenti nello stato federale dell'Assam, zona dell'India nordorientale posta al confine con il Bangladesh e caratterizzata dalla presenza di una folta comunità musulmana. Stando alla versione ufficiale dell'esecutivo, che quest'oggi ha pubblicato una lista provvisoria degli individui esclusi dal Registro Nazionale dei Cittadini, la misura è stata emanata allo scopo di individuare più facilmente gli immigrati irregolari. Alle persone inserite nella lista stilata dal governo è stato infatti chiesto di fornire una serie di documenti che accertassero la loro presenza sul territorio indiano precedentemente al 24 marzo 1971, vale a dire due giorni prima dello scoppio della guerra di liberazione bengalese e del conseguente esodo di milioni di rifugiati, che dal Bangladesh trovarono riparo in India.

Tuttavia, secondo le associazioni per i diritti umani, la mossa del governo rischia di rivelarsi solamente un pretesto per una futura espulsione di massa dei musulmani dall'Assam, dove costituiscono il 34 per cento della popolazione dello stato, oltre che un modo per fortificare l'unità nazionale induista in vista delle imminenti elezioni parlamentari che si terranno nel 2019. Commentando la notizia, il program manager di Amnesty International India Arijit Sen ha dichiarato: "Siamo preoccupati dal fatto che il processo di applicazione della nuova legge nello stato dell'Assam possa rendere apolidi un significativo numero di individui, privando arbitrariamente della loro nazionalità persone che hanno vissuto in India per decenni. Esortiamo il governo ad estendere il periodo di tempo per i ricorsi e a garantire che questi ultimi siano trattati in maniera trasparente e non discriminatoria. Bisogna prestare attenzione, garantendo che le famiglie non vengano distrutte e che sia fornito un aiuto legale adeguato a coloro che rischiano di perdere la loro cittadinanza". Per coloro che ritengono di essere stati esclusi ingiustamente dal Registro Nazionale dei Cittadini, è stata concessa la possibilità di poter fare ricorso dal 30 agosto fino al 28 settembre, in modo da permettere alle autorità indiane di redigere la lista definitiva degli esclusi, che verrà pubblicata entro dicembre di quest'anno.

Critiche al provvedimento arrivano però anche dagli stessi alleati di governo del Primo Ministro Modi. L'esponente del Trinamool Congress Sukhendu Sekhar Roy ha infatti dichiarato: "Il governo centrale sta intenzionalmente eliminando dal Registro Nazionale dei Cittadini quattro milioni di persone che fanno parte di minoranze linguistiche e religiose, i quali se dovessero emigrare potrebbero determinare gravi conseguenze demografiche per gli stati federali confinanti. Il Primo Ministro dovrebbe chiarire la questione davanti al parlamento". Secondo quanto riportato dal Times of India, lo stato dell'Assam è inoltre l'unico del paese in cui è presente un registro della popolazione a cui i cittadini devono obbligatoriamente iscriversi, questo proprio a causa dell'intensa immigrazione proveniente dal vicino Bangladesh. Secondo i sostenitori del registro infatti, la comunità musulmana starebbe cercando di sovvertire la demografia della regione a scapito degli induisti, ad esempio partecipando in maniera illegale alle elezioni.

Come sottolineano poi alcuni commentatori, le nuove direttive emanate dall'esecutivo fanno tornare in mente le tristemente famose persecuzioni che il Myanmar sta conducendo dal 1982 contro la minoranza islamica dei Rohingya, costretta da allora a rifugiarsi in quello stesso Bangladesh da cui provengono i musulmani indiani. Bangladesh che però questa volta ha deciso di non accettare alcun nuovo profugo proveniente dall'India, aumentando così le probabilità che un enorme numero di persone si ritrovi presto senza un posto dove vivere.

Una drammatica situazione che può essere riassunta con le poco rassicuranti parole del coordinatore del Registro Nazionale dei Cittadini: "Nessun cittadino che sia indiano puro dovrebbe avere alcuna paura".

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