È stata condannata a un anno di carcere dal tribunale di Rabat con l'accusa (sempre rigettata) di aborto illegale e "relazioni sessuali fuori dal matrimonio". È accaduto in Marocco, alla giornalista 28enne Hajar Raissouni, arrestata e giudicata nel procedimento insieme al suo fidanzato sudanese, un docente 40enne, Rifaat al Amine, e al ginecologo, che avrebbe praticato l'aborto. Tutti condannati. Insieme a loro, fermati anche un anestesista (interdetto dalla professione per almeno un anno) e un assistente medico (entrambi con pena sospesa). In fase di dibattimento, Raissouni ha negato di avere abortito, dichiarando di essersi fatta curare per una perdita di sangue interna, testimonianza sostenuta anche dal suo medico, il quale non potrà esercitare le sue funzioni fino alla fine della pena detentiva e sarà costretto a pagare una multa di 500 dirham (che corrispondono a circa 50 euro). Una segretaria ha avuto otto mesi, con la condizionale.
ll problema delle libertà individuali
Il caso della reporter ha fatto riemergere nel Paese il problema della depenalizzazione dei reati legati alle libertà individuali. Secondo alcuni dati, nel Paese maghrebino si praticano dai 600 agli 800 aborti clandestini al giorno e l'anno scorso, diverse persone sono state messe sotto processo per sesso fuori dal matrimonio, 170 con l'accusa di essere omosessuali e 73 per interruzione di gravidanza.
Il processo come "atto politico"
La donna, infatti, avrebbe definito il suo arresto come un "atto politico" per punirla per i suoi articoli sul movimento di protesta nel Rif marocchino e intimidire suo zio, Soulaymane Raissouni, noto attivista per i diritti umani in Marocco. La giovane, infatti, avrebbe riferito che al momento dell'interrogatorio le sarebbero state fatte delle domande sulla sua famiglia. Il pubblico ministero del tribunale di primo grado della città marocchina avrebbe negato, in una dichiarazione, la natura politica della sentenza. L'arresto della giornalista, infatti, secondo il pm "non ha nulla a che fare con la sua professione da giornalista, ma riguarda atti che costituiscono reati ai sensi del diritto penale, vale a dire la pratica dell'aborto, l'accettazione e la partecipazione ad aborti da parte di terzi". Ma l'avvocato della donna aveva chiesto il suo proscioglimento, sostenendo che non c'è mai stato nessun aborto clandestino e dopo la sentenza ha preannunciato che presenterà appello.
Il caso
La 28enne, che non è sposata, è stata arrestata il 31 agosto mentre lasciava una clinica di Rabat: secondo l'accusa, la donna si era sottoposta a un'interruzione di gravidanza illegale, mentre lei ha sempre fermamente sostenuto che in ospedale era stata ricoverata per un'emorragia interna. La donna, inoltre, sarebbe stata sottoposta a un'analisi ginecologica interna senza il suo consenso, definita dal suo legale "un'umiliazione equivalente alla tortura".
La denuncia delle associazioni
Diverse associazioni a difesa dei diritti umani e delle libertà personali, come anche Reporter senza frontiere, hanno stigmatizzato l'arresto e il processo della 28enne. Per Rsf, la donna sarebbe stata "vittima di un accanmento giudiziario perché giornalista". Secondo quanto riportato da Repubblica, Human Rights Watch avrebbe definito il caso una "violazione flagrante del diritto alla vita privata e alla libertà". "Questo caso ci ricorda con forza l'urgenza di abolire le leggi marocchine che criminalizzano l'aborto e il sesso fuori dal matrimonio", ha dichiarato Heba Morayef, direttore di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa. In Marocco, infatti, il sesso fuori dal matrimonio è ancora un reato penale e l'interruzione di gravidanza è lecita solo se praticata nei casi in cui ci sia pericolo di vita per la madre e il marito sia d'accordo.
Lo sdegno internazionale
Pochi giorni fa, su Le Monde, circa 300 intellettuali hanno firmato un appello per
chiedere la sua scarcerazione e in un manifesto, pubblicato da diverse testate marocchine, centinaia di donne si sarebbero dichiarate "fuori legge", confessando pubblicamente di aver violato "l'obsoleta" legge sull'aborto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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