Una condanna è arrivata e dice che l'ex generale Ratko Mladic si macchiò di genocidio. A Srebrenica, dove morirono ottomila musulmani e a Sarajevo, dove 11mila civili perirono sotto i bombardamenti e sotto il fuoco dei cecchini.
La sentenza della Corte dell'Aia è precisa e condanna all'ergastolo l'uomo che passerà alla storia come il "macellaio dei Balcani". Ma non è bastata a far tacere Mladic, che ancora ieri è stato espulso dall'aula per avere inveito contro i giudici e che oggi, attraverso il figlio Darko, parla alla stampa dalle pagine del quotidano di Belgrado Vecernje Novosti.
"Questo è stato solo il primo tempo - dice -, lotterò per cancellare queste menzogne e far emergere la verità sulla lotta dei serbi". Sebbene Mladic si aspetta la condanna, a quanto riferisce il figlio, sostiene anche di essere stato giudicato sulla base di "falsità" e "che il Tpi non è un tribunale ma una commissione della Nato. Tutto viene fatto per criminalizzare il popolo serbo che si difendeva dall'aggressione".
Una posizione che peraltro non è
solo di Mladic. Da Mosca è arrivata in queste ore una condanna a una sentenza che i russi ritengono "dovuta a pregiudizi e politicizzata" e che "mina il processo di rinconciliazione nei Balcani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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