Le "madri di Srebrenica" hanno chiesto la revoca del premio Nobel per la letteratura 2019 assegnato a Peter Handke: "Ha difeso i carnefici dei Balcani"
La Corte suprema dell'Aja ha ridimensionato una sentenza del 2017 che attribuva allo stato il 35% delle responsabilità nell'uccisione di 350 musulmani di Srebrenica. Anche se i "Dutchbat" erano al corrente dei rischi fatti correre ai rifugiati, nella sentenza si legge che le possibilità di sfuggire ai serbi "erano poche"
L'ex generale si ritiene da sempre innocente: "L'Aja è solo una corte della Nato"
Il comandante dei serbi bosniaci condannato per i crimini commessi in guerra
L'Aja conferma in gran parte il primo grado. Risarcimento per le famiglie
Eletto Mladen Grujicic, serbo di 34 anni che non riconosce il genocidio. Respinto il ricorso delle associazioni musulmane che contestavano il risultato
Alla pubblicazione della sentenza ufficiale sul processo a carico dell’ex presidente della Repubblica Srpska, ovvero la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, Radovan Karadzic, non ci si sorprende di come uno dei casi più controversi della politica internazionale contemporanea riveli un’altra delle sue nefandezze e sbavature più evidenti: delle 2590 pagine che costituiscono il giudizio del Tribunale Penale Speciale per la ex Jugoslavia circa le imputazioni a carico di Karadzic, la cui condanna è stata confermata a 40 anni il 24 marzo 2016 e per il quale lo stesso ha presentato ricorso in appello, ben 1303 di queste sono dedicate alle vicende riguardanti l’allora presidente della Repubblica Federativa di Jugoslavia, Slobodan Milosevic, morto in carcere l’11 marzo del 2006 nel pieno del processo che lo vedeva coinvolto. Tutto ciò passa sotto il silenzio assoluto dell’opinione pubblica e della stessa ICTY, con riferimenti di pubblicità resi soltanto da poche fondazioni vicine ai movimenti del patriottismo serbo
Il leader dei serbi di Bosnia assolto dal primo capo d'imputazione per massacro
Tanti corpi senza nomi nelle fosse comuni scoperte quotidianamente, impediscono, vent’anni dopo, alle ferite del genocidio bosniaco di rimarginarsi. Un racconto profondo, che io e Marco Negri abbiamo voluto ripercorrere in punta di piedi. Dando voce ai sentimenti di chi rivive un dramma, in un modo nuovo. Attraverso la fotografia e il processo creativo dietro la composizione di un’immagine chiamata a congelare la memoria. GUARDA E ASCOLTA LA PHOTOSTORY
La cerimonia della presunta riconciliazione si trasforma in un assalto a Vucic. Il leader, che aveva condannato il genocidio, colpito al viso e costretto alla fuga