Valdis Dombrovskis traccia un solco e manda un messaggio chiaro al prossimo inquilino di Palazzo Chigi: il vicepresidente della Commissione europea, noto "falco" pro-austerità e titolare delle deleghe del coordinamento per le politiche economiche dell'Unione Europea, in un'intervista a La Stampa chiude all'ambizione del centrodestra di rinegoziare il Recovery Fund. "Il regolamento è chiaro su quelle che sono le basi per una revisione dei piani", nota l'ex primo ministro lettone. E "vale la pena far notare che le tempistiche di attuazione sono piuttosto strette. Quindi, anche da quel punto di vista, iniziare a ridiscutere tutto può far rallentare l'attuazione dei piani, con il conseguente rischio di non riuscire a utilizzare tutti i fondi".
Dombrovskis parla come se immaginasse un futuro governo di centrodestra, guidato da Giorgia Meloni o da un'altra figura della coalizione, intento a fare le barricate a Bruxelles per chiedere una radicale revisione di Next Generation Eu e teme che anche nel quadro delle misure attuali il piano possa perdere ambizione e prospettive. Ma il centrodestra ha chiesto di rimettere potenzialmente mano a NextGen unicamente nell'ottica di potenziarlo e di adattare i fondi destinati a molti programmi, dall'energia alle infrastrutture, all'inflazione galoppante e ai costi delle materie prime. Fatto che il "falco" Dombrovskis parlando con La Stampa non sembra comunque escludere: alla Commissione, nota Dombrovskis, "stiamo affrontando anche questa questione e nelle ultime linee-guida abbiamo esplicitamente incluso l'inflazione tra le circostanze oggettive che possono ostacolare il raggiungimento dei traguardi o degli obiettivi". E, in fin dei conti, il varo del piano energetico RePower Eu non può non essere visto come un tentativo, legittimo e sensato, di adeguare Next Generation Eu alla sfida della crisi accelerata dalla guerra russo-ucraina.
E a prescindere da tutto Dombrovskis lascia intendere che, dopo la fine dell'inverno su cui grava la minaccia della crisi energetica, tornerà in Europa la logica del rigore: nell'Ue "non è possibile fornire un sostegno su vasta scala come è stato fatto in risposta alla crisi del Covid perché gli Stati sono usciti dalla pandemia con livelli di debito molto più alti", dichiara e avverte che dopo la sospensione per tutto il 2023 potrebbe tornare il Patto di Stabilità.
Le prese di posizione del "re" dei falchi lasciano intendere la volontà dii tornare a vedere l'Italia come un'osservata speciale. Per i suoi livelli di indebitamento, il suo modello di sviluppo non totalmente conforme a quello mercantilistico-finanziario del Nord Europa e la sua versione di welfare lontana dal modello degli Stati liberisti della Nuova Lega Anseatica l'Italia rappresenta un'anomalia per chi, come Dombrovskis, immagina un'Europa fondata sul contenimento severo del bilancio degli Stati e sul rigore inflessibile sui conti pubblici. Da cui è sorta una focalizzazione notevole sul nostro Paese.
Almeno una volta all'anno, infatti, arrivano i diktat di Dombrovskis a Roma. Nel 2018 fu in cima alla lista degli avversari del governo Lega-M5S in Europa assieme a Pierre Moscovici, lasciandosi andare più volte a commenti ingenerosi sulla manovra italiana, spesso promossi a mercati aperti e durante le negoziazioni tra Palazzo Chigi e Bruxelles. Alla nascita della Commissione von der Leyen, nel 2019, il governo Conte II subì la doccia gelata del “commissariamento” di Paolo Gentiloni, responsabile europeo per gli Affari Economici, da parte del falco pro-austerità lettone e del rifiuto di un extra-deficiit al Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. 2020 Dombrovskis ammonì l’Italia travoltadalla pandemia sulla necessità di rientrare dalla flessibilità di bilancio in tempi stretti, difendendo fino all'ultimo la validità del Patto di Stabilità divenuto oramai obsoleto. Nel 2021 il vicepresidente dell'Ue ha lanciato pubblicamente degli strali contro la bozza di Recovery Plann italiano mentre il Conte II si avvicinava alla conclusione e si preparava il governo Draghi. E neanche SuperMario è rimasto indenne dagli attacchi di Dombrovskis, che parlando sempre al quotidiano torinese a maggio lanciò un monito sulla sostenibilità del debito e chiese al governo misure di contenimento delle uscite pubbliche: "“l’Italia limiti la crescita della sua spesa corrente”, disse, indicando all'interno di queste manovre anche l'imposizione di un limite alle spese contro le bollette. Oggi Dombrovskis torna in campo, mette le mani avanti e prova a dettare l'agenda a una futura coalizione di centrodestra.
Senza accorgersi che molte delle idee che la coalizione conservatrice promuove sono di fatto già circolanti nel mondo dell'Unione Europea. A tanto porta l'ottusità politica di vedere, sempre e comunque, l'Italia come una fonte di instabilità: una retorica che può condizionare negli anni a venire i rapporti Roma-Bruxelles.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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