Nonna uccide nipote neonato e lo nasconde per “evitare la vergogna”

La donna ha agito con la complicità prima di un nipote di 23 anni, poi con quella del marito. Il piccolo, partorito di nascosto in un bagno, è stato affogato e poi seppellito in giardino

Nonna uccide nipote neonato e lo nasconde per “evitare la vergogna”

Una terribile notizia arriva dalla California (Usa), dove una nonna di 43 anni è accusata di aver affogato ed ucciso il nipote poche ore dopo la sua nascita, per poi chiuderlo in un sacco e seppellirlo nel giardino di casa.

Tutto, come riferito dal “DailyMail”, per “evitare che la vergogna colpisse la famiglia”. A far scattare la furia omicida il parto della figlia di 15 anni, avvenuto all’interno della casa di Bakersfield.

A causa dell’efferato gesto commesso nello scorso novembre, la donna, tale Beant Kaur Dhillon, è stata incriminata per omicidio di primo grado, dichiarandosi non colpevole dinanzi alle accuse mosse contro di lei dai giudici.

Secondo le ricostruzioni fatte dagli inquirenti, la nonna 43enne avrebbe agito con la complicità del nipote di 23 anni, Bakhshinderpal Singh Mann, dopo esser venuta a conoscenza del parto della figlia, avvenuto di nascosto nel bagno di casa. Dopo l’omicidio è stato allertato anche il marito della donna, Jagsir Singh, che non si trovava a casa in quel momento. I tre hanno dunque riposto il corpo del neonato in un sacco della spazzatura, per poi seppellirlo in una buca scavata nel giardino dell’abitazione e ricoprirlo con sale e terra.

Nessuno dei responsabili si è occupato, ovviamente, né di informare le autorità della nascita o della morte del piccolo, né di richiedere delle cure mediche per la 15enne.

La verità è potuta venire a galla solo grazie al racconto fatto dalla ragazzina a scuola, in seguito al quale sono scattate immediatamente le indagini da parte della polizia.

Dei tre responsabili resta latitante

solo il nipote 23enne che ha contribuito alle fasi iniziali delle violenze. Il ragazzo ha infatti rimosso il dispositivo di localizzazione Gps che gli agenti gli avevano messo addosso, prima di far perdere le proprie tracce.

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