È un cammino quello che compiono i profughi che stanno giungendo in Europa che andrebbe percorso a ritroso per comprendere le ragioni per cui, una marea di uomini, donne e bambini attraversano nazioni e continenti, passi montani e bracci di mare. E una volta che, in modo immaginario si è percorsa l'immaginifica rotta inversa si scoprirebbe che le motivazioni sono un' edera di catastrofi umanitarie intrecciate l'una con l'altra.
Non c'è solo la guerra, ma ci sono anche le dittature, le carestie, le epidemie, le persecuzioni etniche e pure i cambiamenti climatici e le calamità naturali. L' ultimo di questi fenomeni che potrebbe produrre una nuova crisi umanitaria si sta verificando in Kenya nella contea del Turkana.
A lanciare l'allerta è stato un rapporto di Human Rights Watch che denuncia il rapido prosciugamento del lago Turkana e collateralmente il rischio per la popolazione che abita nell'omonima regione. Oltre un milione di abitanti, che se non verranno presi provvedimenti in tempi rapidi ,dovrà trovarsi ad affrontare la fame, l'assenza di acqua, di risorse e come unica via di salvezza l'esodo.
Il motivo della progressiva riduzione del bacino idrico è da ricercarsi nei cambiamenti climatici, nell'aumento delle temperature e nella diminuzione delle piogge.
La pesca e la pastorizia, principali attività praticate dalle popolazioni costiere, stanno diminuendo e ciò comporta quindi un'assenza di risorse e mezzi di sostentamento per gli uomini che abitano il lago.
Il governo del Kenya sta formando delle strutture legislative per affrontare il problema, ma al contempo l'ong Human Rights Watch ha chiesto anche all'Etiopia di impegnarsi perchè a danneggiare lo stato del lago è anche la costruzione delle
dighe nel bacino dell'Omo.Ora la priorità è quindi l'urgenza d'intervento, ma il timore è che questa venga minata a sua volta da segreti nazionali e lungaggini burocratiche, con conseguenze però di una gravità inestimabile.
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