Il Pentagono ha annunciato che martedì prossimo, 30 maggio, si svolgerà un intercettazione reale di un missile balistico intercontinentale. Il missile che simulerà l’ICBM sarà lanciato dalle isole Marshall, l’intercettore dalla California. Per la prima volta dal 1999, l'esercito americano tenterà di distruggere nello spazio un obiettivo di classe intercontinentale da un lanciatore terrestre. Il missile simulerà una tipica traiettoria ICBM. Nella nota del Pentagono non si fa riferimento alla Corea del Nord. Nell’ultima audizione al Senato, il direttore della Defense Intelligence Agency, il generale Vincent Stewart, ha affermato che la Corea del Nord riuscirà a sviluppare un dispositivo nucleare con capacità intercontinentali. E' solo una questione di tempo.
Fin dagli anni ’90, gli Stati Uniti sviluppano un programma antimissile a livello nazionale con l’obiettivo di proteggere il territorio americano dagli arsenali nucleari minori realizzati dalla Corea del Nord e, potenzialmente, dall’Iran. Non è assolutamente concepito per contrastare quelle che sono definite come le forze strategiche stabilite, come Russia e Cina. Nella remota ipotesi che si verificasse uno scenario da giorno del giudizio, lanci multipli in First e Second strike di missili balistici intercontinentali equipaggiati con testate Marv, gli Stati Uniti non sarebbero in grado di difendere il territorio americano. Non esiste uno scudo di difesa antimissile in grado di azzerare una minaccia stratificata di proiezione lanciata da una potenza nucleare. Le piattaforme ipersoniche, che entreranno in servizio tra 10/15 anni, riscriveranno il modo stesso di concepire una difesa antimissile.
17 test: 9 successi, 8 fallimenti
La difesa missilistica statunitense è strutturata su una rete globale di sensori per individuare e tracciare qualsiasi lancio contro obiettivi americani. La copertura si basa su diversi siti sparsi per il mondo e nello spazio. La rete in orbita è composta dalle costellazioni del Defense Support Program e Space Based Infrared System. Il radar SBX-1 a banda X è solitamente rischierato a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Diversi i radar di allerta precoce sono collocati in Alaska, Groenlandia, Gran Bretagna, Qatar, Taiwan e Giappone. La griglia di allerta su basa sui radar SPY-1 dei vettori Aegis sparsi nel globo. Tutti i dati sono gestiti dal sistema centrale di controllo presso la Schriever Air Force Base. Dal 2004, il territorio americano affida la sua difesa al sistema Ground-based Midcourse Defense, progettato per intercettare missili balistici a lungo raggio in entrata. I trentasei missili intercettori sono schierati a Fort Greeley, in Alaska e presso la Vandenberg Air Force Base, in California. Entro l’anno, le postazioni di fuoco saranno portate a 44.
Hit to Kill
Gli intercettori si basano sull’Exoatmospheric Kill Vehicle, sistema cinetico di rilascio che utilizza i dati di orientamento e sensori di bordo per identificare e distruggere un missile in arrivo nello spazio. Gli intercettori a tre stadi sono progettati per distruggere i missili con l’energia cinetica da impatto. L’EKV non può considerarsi che un prototipo. Secondo i dati ufficiali, dal 1997 ad oggi, in 17 test reali, l’intercettore ha colpito il bersaglio soltanto nove volte. Anche le future prove di volo, circa 200 milioni di dollari a test, non riusciranno ad ottimizzare il sistema, considerando che perfino le componenti sono considerate sperimentali. Questo è il motivo per cui la Missile Defense Agency è alla ricerca di un nuovo EKV che possa incrementare l'affidabilità complessiva dell'architettura di difesa. Lo scorso anno, in una testimonianza scritta consegnata alla Sottocommissione del Senato, il direttore della Missile Defense Agency, il vice ammiraglio James Syring, scrisse testualmente: "L’EKV dovrà essere ridisegnato e riprogettato con un sistema modulare, architettura aperta e interfacce comune per semplificare gli aggiornamenti futuri”. La risposta dell’amministrazione Obama fu quella di aumentare il numero delle batterie di fuoco. In realtà avrebbe più senso evolvere un’architettura preesistente, se non fosse che gli undici anni trascorsi hanno reso il prototipo EKV non più in grado di affrontare le attuali minacce anche con corposi aggiornamenti. La Missile Defense Agency ha annunciato che la progettazione del nuovo EKV è in fase avanzata e che sarà utilizzato per apportare sostanziali modifiche al nuovo intercettore che volerà per i test nel 2020.
La Missile Defense Agency, in risposta alle critiche, afferma che “il Ground-based Midcourse Defense si sta affinando per affrontare una minaccia ancora in via di sviluppo”. Tuttavia, è innegabile che dal ‘97 ad oggi, il sistema ha raggiunto una percentuale di successo poco superiore al 50%. Per aumentare le probabilità, secondo uno studio del Center for Strategic and International Studies, sarebbero necessari 80 intercettori terrestri entro il 2020, con ulteriori postazioni di fuoco nella East Coast. La Commissione Servizi Armati del Senato, sta per proporre un aumento di 28 intercettori da portare a cento entro il 2020.
Se la Corea del Nord attaccasse gli Usa
Se le Corea del Nord riuscisse a produrre entro il 2020 cento testate nucleari ed imbarcarle in modo affidabile (escludiamo volutamente la tecnologia Mirv) e se, ragionando per assurdo, attaccasse gli Usa, il Pentagono ordinerebbe il lancio degli intercettori disponibili, due contro ogni missile. Numerose le variabili da considerare. A causa della curvatura terrestre, ad esempio, l’altitudine di intercettazione dipenderebbe dalla distanza del radar dal punto di lancio. Ticonderoga ed Arleigh Burke (ma soltanto quelli in posizione) sarebbero i primi a lanciare seguiti dagli intercettori del Ground-based Midcourse Defense. Il punto è quella probabilità di successo di poco superiore al 50%. Nessuno scudo di difesa al mondo potrebbe riuscire a debellare un attacco di saturazione, ma quest’ultimo non giungerebbe di sorpresa ne sfuggirebbe alla rete di allarme precoce. L’approccio verrebbe certamente rilevato sia dai radar a terra che dallo spazio. In alcun modo, un attacco preventivo della Corea del Nord potrebbe cogliere di sorpresa gli Stati Uniti e decapitare la linea di comando. In ogni caso, gli Stati Uniti hanno sempre in mare dai quattro agli otto sottomarini strategici in posizione di lancio a copertura di possibili obiettivi. Prima ancora che i missili entrassero nella griglia utile degli intercettori basati in Alaska e California, gli Stati Uniti lancerebbero migliaia di testate nucleari a rientro multiplo indipendente, cancellando per sempre la Corea del Nord dalla cartina geografica. Ed anche questo è un dato inconfutabile.
Le richieste della Missile Defense Agency
Nel bilancio del Pentagono presentato al Congresso degli Stati Uniti, la Missile Defense Agency richiede un budget di 7,9 miliardi di dollari, con una nuova voce, pari a 5 milioni di dollari, per uno studio su un radar atlantico. L’MDA chiede 21 milioni di dollari per un radar di difesa nazionale migliorato nelle Hawaii, con capacità iniziale fissata al 2023. L’agenzia chiede 828,1 milioni di dollari per gli intercettori GMD in California ed Alaska. MDA chiede anche 465,5 milioni di dollari per i nuovi intercettori, come parte del GMD Redesigned Kill Vehicle con primo test di volo entro il 2018. MDA chiede 130,7 milioni di dollari per estendere il servizio attivo in mare del radar X-Band. Attualmente è finanziato per 120 giorni, la richiesta estenderebbe la sua disponibilità a 330 giorni. L’agenzia sta inoltre continuando uno studio su un possibile sito nell’East Coast per un radar SBX: lo studio dovrà essere completato entro la fine del 2018. La richiesta di bilancio contiene 357 milioni di dollari per un radar di discriminazione a lungo raggio equipaggiato con un sensore di media frequenza. L’agenzia richiede 59,7 milioni di dollari per il sito Aegis in Polonia e 852 milioni di dollari per le attività Aegis BMD e l’integrazione con l’SM-3 Block IIA. 624,1 milioni di dollari in appalto per la nuova rete BMD e 425 milioni di dollari per 34 missili Aegis SM-3 Block IB e 287 per la flotta, con 182 consegnati alla flotta entro la fine dell’ anno fiscale 2018. Finanziate sette brigate THAAD. Per il Multi-Object Kill Vehicle Program, inseriti 259 milioni di dollari.
Un nuovo intercettore: il Multi-Object Kill Vehicle Program
Intercettori in grado di distruggere diverse testate in arrivo. E’ questo l’obiettivo del Multi-Object Kill Vehicle Program della Missile Defense Agency. Secondo le direttive, il primo nuovo prototipo dovrebbe essere pronto nel 2022 con primo test previsto nel 2025. Martedì scorso, Boeing ha annunciato di aver ricevuto un contratto di 58 milioni di dollari dall’Agenzia Missilistica per svelare entro i prossimo 35 mesi il disegno del nuovo MOKV.
Nella revisione concettuale, diversi MOKV saranno caricati su un solo lanciatore, per quella che a tutti gli effetti è una rivisitazione della dottrina MIRV. Il Multi-Object Kill Vehicle Program prevede quindi il rilascio di diversi intercettori cinetici indipendenti contro obiettivi in fase di rilascio nello spazio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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