"L’Italia ci mandi armi, il peggio deve ancora venire"

Kuleba, ministro degli Esteri ucraino: “Coloro che rifiutano l’invio di armi all’Ucraina sostengono la guerra”

"L’Italia ci mandi armi, il peggio deve ancora venire"

Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino, intervistato dal Corriere, ha fatto il punto sulla situazione parlando anche del Papa e di un eventuale rischio che potrebbe correre l'Italia. Da cristiano si è detto certo che Dio sarebbe molto contento se il Santo Padre decidesse di andare a Kiev e che verrebbe accolto a braccia aperte. Al Papa, il ministro 40enne chiederebbe di esercitare l’influenza che ha sui circoli russi per cercare di far terminare il prima possibile la guerra. Kuleba ha spiegato che era in programma una visita di Bergoglio già prima del 24 febbraio, giorno in cui ha avuto inizio il conflitto. Considerando il fatto che il patriarcato di Mosca fin dall’inizio si è schierato con Putin, come ha precisato il ministro 40enne, una eventuale visita di Papa Francesco non andrebbe comunque a facilitare i contatti con la Chiesa ortodossa russa.

Kuleba ha spiegato che il dialogo per arrivare alla pace è continuo, ma che ci sono ancora molti problemi non risolti. Inoltre, “qui vale la vecchia regola della diplomazia, per cui nulla è stato concordato sino a che tutto è stato concordato”, ha tenuto a dire. Ha poi aggiunto che, se da una parte si sta lavorando in modo diplomatico, dall’altra l’esercito russo continua però a sparare. Dopo questa premessa il ministro ha affrontato il tema italiano, dove il governo si trova ancora tra coloro che vorrebbero inviare aiuti e armi all’Ucraina, e chi invece non è d’accordo. Senza mezzi termini il ministro degli Esteri ha asserito che “coloro che rifiutano l’invio di armi all’Ucraina in realtà sostengono la continuazione della guerra. Prima noi saremo in grado di espellere i russi e prima la guerra sarà finita”.

Cosa si aspettano gli ucraini dall'Italia

Ha poi continuato affermando di apprezzare molto sia il premier Mario Draghi che il suo collega Luigi Di Maio, in quanto entrambi, fin dal primo momento, si sono schierati, dal suo punto di vista, con la parte giusta della storia. Quello che si aspettano gli ucraini è chiaro: l’invio dall’Italia delle armi necessarie a difendersi contro i russi, e anche l'entrata in Europa come membro della Comunità, sottolineando la scesa in campo del nostro Paese per permettere questo. Il fatto che la Russia sia tra i garanti viene spiegato da Kuleba ricordando che l’Ucraina deve rapportarsi con i russi per essere certa che in futuro non torneranno a invaderla. Per questo motivo devono assumersi un impegno davanti al mondo intero, che contenga delle clausole ben precise, che siano anche definite legalmente dal diritto internazionale. Il ministro ha poi ammesso di non fidarsi, ma anche che questo è necessario perché comunque la Russia confina con l’Ucraina.

Cosa rischia l’Italia

Il politico ha tenuto a rassicurare gli italiani, dopo aver premesso di essere a conoscenza che nel nostro Paese vi sono delle forze vicine al presidente russo. Ma per quanto riguarda le garanzie non sembra avere dubbi: “Si possono trovare modi per cui le garanzie non comportano automaticamente il vostro coinvolgimento bellico diretto”. Infatti, secondo quanto spiegato dal ministro ucraino, l’Italia potrebbe impegnarsi inviando armi e munizioni, ma non soldati o piloti di aerei e, in questo modo, la sicurezza italiana non verrebbe intaccata. Ha quindi sottolineato che lavorare per la sicurezza ucraina vuol dire per l’Europa lavorare anche per la sua sicurezza. Kuleba è convinto che l’Europa abbia da sempre commesso l’errore di non voler provocare la Russia per evitare reazioni. “Vi abbiamo ascoltato e siamo stati comunque attaccati senza che noi facessimo alcuna provocazione. La lezione è che Putin comprende soltanto il linguaggio della forza, disprezza l’Europa imbelle che resta sulla difensiva. Putin attacca quando il nemico è debole o crede che lo sia. Ecco il motivo per cui dobbiamo restare forti e uniti”.

Gli errori di Putin

Ma lo zar avrebbe però sbagliato a sottovalutare la capacità ucraina di combattere e allo stesso tempo la volontà europea di reagire in modo unitario, con sanzioni e invio di armi. “Noi ucraini dobbiamo vincere, non abbiamo alternative, se cediamo cessiamo di esistere”. Sulla posizione della Cina, che è rimasta neutrale, non si sbilancia. Non ha infatti prove che sostenga la Russia, ma che abbia come interesse prioritario quello di far finire la guerra che intacca l’economia di tutti. “Siamo nel mezzo della guerra, il peggio deve ancora venire.

L’Ucraina ha vinto la battaglia di Kiev, ma quella per il Donbass e nel Sud sta per cominciare e sarà terribile, devastante, lo prova tra l’altro lo scempio di Mariupol. Noi siamo pronti, non ci tireremo indietro e speriamo nel vostro sostegno”, ha concluso il ministro degli Esteri ucraino.

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