Quei bambini "rapiti" in Spagna dal ginecologo cattolico

Spagna: si riapre il caso dei "niños robados". Il ginecologo Eduardo Vela atteso oggi alla sbarra. In molti attendono giustizia e chiarezza sui rapimenti avvenuti sotto il regime di Francisco Franco

Quei bambini "rapiti" in Spagna dal ginecologo cattolico

Eduardo Vela è un nome che ai lettori potrebbe non dire niente. In Spagna, però, la vicenda che lo riguarda è piuttosto nota: l'uomo è accusato di aver rapito una bambina nel 1969. Questo è il motivo per cui dovrà presentarsi alla sbarra. Vela, che oggi ha ottantacinque anni, verrà giudicato dal tribunale di Madrid. Undici gli anni di carcere richiesti dalla Procura. Ma c'è molto di più.

Stando anche a quanto si legge su Dagospia, infatti, Vela, che all'epoca era un ginecologo ultracattolico, è stato riconosciuto come l'organizzatore di una rete dedita al rapimento di bambini. Il tutto sotto la dittatura di Francisco Franco. La storia è quella dei "niños robados", cioè dei piccoli sottratti all'opposizione repubblicana al fine di ricevere un'educazione più contigua con la dittatura franchista. "Dio, patria e famiglia", insomma. Pare che il ginecologo fosse coadiuvato nell'operazione da una suora: Maria Gomez Valbuena, che è a sua volta finita alla sbarra qualche anno fa, ma che è poi deceduta all'età di ottantasette anni, dopo essere stata sentita due volte dalla giustizia.

La Spagna riapre così un caso per il quale molti attendono giustizia. "Il meccanismo era sempre lo stesso: madri anestetizzate in sala parto, alle quali veniva sottratto il neonato per darlo a un’altra coppia, disposta anche a pagare una fortuna, spesso convinta che l’adozione fosse legale", ha dichiarato Ines Madrigal, la donna che è riuscita nell'intento di far arrivare Vela a processo. Si ritiene che i "niños robados" siano stati almeno trentamila. Pare che alle donne, subito dopo il parto, venisse mostrata la foto di un bambino deceduto e riposto in congelatore per convincerle dell'impossibilità di rivedere il piccolo. A quel punto entravano in gioco delle altri nuclei familiari, convinti però di partecipare a una procedura d'adozione in piena regola. "Delle oltre duemila denunce di bambino rubati archiviate - ha scandito sempre la Madrigal - questo è il primo caso che arriva a giudizio, per cui è diventato un poco il processo di tutti". Un caso simbolico, quindi, che potrebbe rappresentare il primo riscatto di coloro che continuano a chiedere verità per una vicenda emersa sulle cronache ormai trent'anni fa.

Ines Madrigal è una dei "niños robados". Non ha mai conosciuto la sua madre biologica. La sua lotta, come si legge anche su Il Mattino, è stata supportata anche dai genitori adottivi. "Se non fosse stato per lei - ha sottolineato la Madrigal riferendosi alla madre adottiva - che ha dichiarato all’autorità giudiziaria la verità, che il mio certificato di nascita firmato da Vera era falso, perché lei non poteva avere figli, oggi non saremmo qui". Vela, che continuerebbe a dichiararsi innocente, dovrà rispondere di una serie di accuse.

Appare chiaro che la risoluzione di questo primo caso potrebbe raffigurare lo spartiacque decisivo per chiarire una vicenda aperta giudiziariamente solo nel 2011, anno nel quale suor Maria è stata ascoltata per la prima volta dai magistrati spagnoli. Vela, fino a ora, avrebbe provato a fuggire dal processo eccependo la demenza senile.

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