Lunedì 8 febbraio sono state pubblicate alcune dichiarazioni di Mohamed Soltan per quanto riguarda l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni: "Sul suo corpo c'erano gli stessi segni che erano sul mio e su quello dei miei compagni di prigionia - racconta -. Il suo dolore è stato il mio". Soltan ha poi dichiarato di essersi salvato solo grazie all’imminente intervento dell’ambasciata statunitense che si è mobilitata per lui, aggiungendo: "Mi odiavano - dice dei suoi carcerieri - ma sapevano che non potevano ammazzarmi; hanno cercato di spingermi al suicidio………Non capisco chi tratta il governo egiziano come se fosse uno stato in cui esiste la legge". Strane e premature dichiarazioni considerando che la vicenda è ancora oggi tutta da chiarire. Il fatto che Giulio sia stato massacrato è palese, quello che però risulta insolito è la certezza con la quale Soltan afferma che i segni presenti sul corpo di Giulio siano gli stessi dei suoi. Considerata la confusione che regnava in quei giorni e le continue conferme e smentite, come faceva Soltan a sapere che i segni erano gli stessi? Altro elemento su cui riflettere: Giulio spariva il 25 gennaio e di lui si perdevano le tracce per nove giorni; ancora oggi non ci sono prove evidenti che il giovane sia stato arrestato dalle autorità. Mohamed Soltan afferma invece che un repentino intervento dell’ambasciata italiana avrebbe potuto salvare il ricercatore friulano, ma come faceva il Governo a intervenire se Giulio non risultava detenuto ma piuttosto scomparso? Come mai tutta questa certezza sulla responsabilità delle forze di sicurezza egiziane? Mohamed Soltan, doppia cittadinanza statunitense ed egiziana, non è un attivista qualunque, ma il figlio di Salah Sultan. Salah è un alto membro dei Fratelli Musulmani egiziani, legato all’ex governo islamista di Mohamed Morsy come segretario generale del consiglio supremo per gli affari islamici, è stato segnalato in più occasioni per le sue visioni radicali e per le sue dichiarazioni anti-cristiane e anti-ebraiche, tanto che, secondo quanto dichiarato dalla Global Muslim Brotherhood daily Watch, il governo americano avrebbe sospeso le procedure per il conferimento della cittadinanza statunitense. Sempre secondo la Muslim Brotherhood Daily Watch, Salah Sultan, durante un’apparizione su al-Jazeera nell’agosto 2011, incitò all’uccisione dell’ambasciatore israeliano.
Nello stesso mese egli aveva poi dichiarato che era legittimo per qualsiasi egiziano uccidere sionisti incontrati in Egitto. Nell’estate del 2012 dichiarò, durante alcuni sermoni ad al-Aqsa Tv, che gli ebrei erano entrati in Egitto per infettare le donne con l’Aids. Tutti fatti documentati da MEMRI e Muslim Brotherhood Daily Watch. 1 2 3 4 5 Salah Sultan, attualmente in carcere, era sul palco di Raba’a al-Adawiyya nell’estate del 2013 per protestare contro la deposizione di Mohamed Morsy mentre il figlio Mohamed era presente in qualità di “attivista per i diritti umani”. Altro fatto degno di nota, Salah Sultan qualche anno fa veniva fotografato presso la sede dell’Alleanza Islamica d’Italia di viale Monza (inserita nella “lista nera del terrore” da parte degli Emirati Arabi nel 2014), assieme ad alcuni personaggi legati a Caim e Comitato Egitto Democratico (quest’ultimo attivo in chiave anti al-Sisi).
Forse sarebbe il caso di attendere ulteriori sviluppi per quanto riguarda la vicenda di Giulio Regeni, invece di lasciarsi andare a dichiarazioni che sembrano avere lo scopo di rovinare i rapporti tra Italia ed Egitto. Il caso va affrontato con la massima pacatezza, con l’obiettivo di scoprire cosa è realmente accaduto al povero Giulio e senza strumentalizzazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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