Quell'ombra sui soldati russi: le munizioni non esplodono

Secondo alcuni analisti occidentali le armi russe presenterebbero dei malfunzionamenti che alla lunga potrebbero diventare un vero tallone d'Achille per l'esercito di Mosca

Quell'ombra sui soldati russi: le munizioni non esplodono

Occhi sempre più puntati sul conflitto in atto fra Russia ed Ucraina, ed ora gli analisti occidentali che si occupano di guerra diffondono anche la voce secondo la quale molte delle munizioni russe non starebbero esplodendo. Una situazione, questa, che lascia interdetti, considerata la tecnologia bellica di cui dispone la Russia, eppure, secondo gli analisti, almeno il 60% delle armi in dotazione all'esercito russo avrebbe manifestato dei malfunzionamenti.

Queste affermazioni vengono fatte dopo un'analisi attenta del terreno, sul quale sarebbero stati trovati diversi ordigni russi inesplosi. A riportare la notizia è il Corriere, che ricorda una situazione simile anche durante il conflitto fra Russia e Georgia, avvenuto nell'agosto del 2008. All'epoca le ostilità, motivate dalla rivendicaizone dei territori dell' Abkhazia e dell'Ossetia Meridionale, ebbero poca durata, solo 5 giorni. A vincere fu la Russia, tuttavia, secondo certe analisi, oltre il 50% delle armi russe presentarono dei malfunzionamenti anche in quell'occasione, in particolar modo correlati al pessimo stato di manutenzione delle spolette. Con spolletta si intende quel congegno destinato ad attivare l'accensione della carica interna esplosiva nelle munizioni, come proiettili, nelle bombe e nei missili balistici.

Sempre secondo gli analisti, dunque, sussisterebbe a questo punto un problema di qualità. Indiscussa la tecnologia russa in ambito bellico (si parla di armamenti eccellenti, talvolta superiori a quelli disponibili in Occidente), tuttavia nel passaggio dai prototipi ai prodotti effettivi verrebbero alla luce serie carenze riconducibili a scarsità dei materiali o ad errori nei processi di fabbricazione. Questo, almeno, quanto rilevato dagli analisti e riportato dal Corriere.

Non solo. Sempre secondo la sopracitata analisi, le leghe impiegate per la realizzazione dei velivoli sarebbero simili a quelle utilizzate nei paesi occidentali, ma di qualità scadente, tanto da rendere necessari doppi spessori.

Ciò porterebbe ad un aumento di peso considerevole, che va ad inficiare la resa finale. A tal proposito viene riportato l'esempio del MiG29 Fulcrum, un caccia tuttora in uso, ma che necessita di cambio dei motori dopo poche centinaia di ore di volo.

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