Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, in un'intervista a La Stampa a margine di un incontro con il suo omologo statunitense James Mattis, ha detto che l'Italia è pronta ad andare a Raqqa, per portare un contributo alla guerra contro le bandiere nere, solamente se si chiariranno le condizioni politiche della Siria. La situazione siriana è, infatti, totalmente diversa rispetto a quella irachena, dove il nostro Paese è già operativo: "Noi finora abbiamo scelto di essere in Iraq perché c'è una risoluzione Onu e una richiesta del governo legittimo. In Siria il mandato Onu di sconfiggere il terrorismo esiste, ma la situazione politica è confusa, non tutti considerano il governo legittimo, e l'autorità locale non è riconosciuta. (...) Nell'ambito di una possibile chiarificazione delle condizioni, le forze in campo, e il percorso politico, potremmmo valutare un contributo".
Un contributo che potrebbe essere portato anche a Mosul, strappata da pochi giorni allo Stato islamico: "L'Italia aiuterà la stabilizzazione di Mosul, addestrando le milizie che hanno liberato la città per inquadrarle in forze regolari, ed è pronta a fare lo stesso a Raqqa, in Siria, quando la capitale del Califfato sarà caduta".
Nell'intervista citata, la Pinotti parla ovviamente anche di Libia, un tempo strategica per il nostro Paese e oggi spina nel fianco: "Loro (gli Usa, ndr) vogliono aiutare le diverse parti in campo a parlarsi, per aiutare la stabilizzazione del governo unitario, e sono disponibili a capire se da parte italiana ci sono richieste. Noi pensiamo che il lavoro che stiamo facendo per una strategia inclusiva diventerebbe più importante e forte col sostegno Usa. Non per la crisi emergenziale, ma a lungo termine sì. Abbiamo parlato dell'hub per il Mediterraneo che nascerà a Napoli, il Sahel, la messa in funzione di progetti di capacity building negli Stati africani da dove partono i migranti, anche per distruggere le reti dei trafficanti. In questo quadro abbiamo parlato di Napoli, e delle capacità che gli Usa possono mettere in campo. In Africa, però, il protagonista principale deve essere l'Europa".
Che tipo di sostegno fornirebbero gli Usa, però? "Noi abbiamo già avuto una risposta positiva dalla ministeriale, con molti Paesi anche nordici che hanno promesso di inviare personale. Ma pensiamo che la sicurezza a Sud sia una delle grandi sfide della Nato, e quindi chiediamo ulteriori risorse, perchè da Napoli possono partire molti progetti. Parliamo soprattutto di capacity building, e Mattis è accordoNoi abbiamo già avuto una risposta positiva dalla ministeriale, con molti paesi anche nordici che hanno promesso di inviare personale. Ma pensiamo che la sicurezza a Sud sia una delle grandi sfide della Nato, e quindi chiediamo ulteriori risorse, perchè da Napoli possono partire molti progetti. Parliamo soprattutto di capacity building, e Mattis è accordo".
Ma Calderoli: "Mandare i soldati in Libia"
"L'invasione è ricominciata. Altri 6000 immigrati arrivati in soli due giorni e oltre la metà sono stati raccolti nelle acque libiche dalle solite navi Ong. Altro che codice per limitare queste navi straniere... Oggi i vertici di Frontex confermano che gli immigrati che arrivano dalla Libia sono per la stragrande maggioranza degli irregolari senza requisiti per la protezione internazionale".
A dirlo è Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, che rilancia: "Vogliamo svegliarci e capirlo, una volta per tutte, che l'unico modo per fermare l'invasione è non farli partire dalla Libia? Al posto che vaneggiare di inviare i nostri militari a Raqqa, in Siria, come ipotizzato dal ministro Pinotti, perchè non troviamo un accordo con i due governi libici, incluso il governo del generale Haftar, per inviare i nostri militari sulle coste libiche per un servizio di vigilanza per bloccare le partenze dei barconi?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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