Rogo di Nantes, arrestato un sospettato: è un rifugiato ruandese

Dopo il fermo del ruandese, la procura di Nantes invita tutti a mantenere la massima cautela, dato che le indagini sul rogo sono ancora in corso

Rogo di Nantes, arrestato un sospettato: è un rifugiato ruandese

Un uomo è stato arrestato ieri poiché presumibilmente implicato nell’incendio che ha colpito sabato la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Nantes, distruggendo un antico organo e danneggiando alcune vetrate. In base alle ultime indiscrezioni, l’indiziato sarebbe un 39enne immigrato del Ruanda, in possesso dello status di rifugiato e che lavorava per la diocesi come volontario. Lo straniero è stato inizialmente fermato ieri mattina dalle autorità d’Oltralpe e, dato che il suo alibi presentava molte incongruenze e buchi neri, i magistrati hanno disposto il prolungamento della detenzione dell’immigrato.

A Nantes, Emmanuel, questo il nome del ruandese, non aveva lavoro e risiedeva in un alloggio sociale. Si arrangiava facendo il sacrestano nella cattedrale citata, assistendo il celebrante durante la comunione, facendo le pulizie nell’antico tempio cristiano. La sera prima dell'incendio, egli si era preso l’incarico di chiudere il luogo di culto.

Tra lui e le istituzioni francesi si era però recentemente sviluppato un forte contrasto, dato che queste ultime avevano deciso di non riconoscergli più lo status di rifugiato, rendendo di conseguenza Emmanuel a rischio espulsione.

Proprio la scelta delle autorità transalpine di non rinnovargli il visto e di mettere in discussione la sua permanenza in Francia avrebbero fatto maturare, nell’animo del trentanovenne, un sentimento di forte rabbia. A confermare tale tesi vi sono alcune testimonianze di persone che hanno finora frequentato l’immigrato, secondo cui egli, negli ultimi tempi, sarebbe passato dalla preoccupazione per il documento di soggiorno che non riusciva a fare rinnovare in Prefettura ad una sorta di astio furioso, ossia a una condizione psicologica che potrebbe averlo indotto a compiere uno sproposito.

A detta di alcune fonti vicine agli inquirenti, inoltre, Emmanuel avrebbe ricevuto, pochi giorni fa, un’ingiunzione ad abbandonare immediatamente il territorio d’Oltralpe, piombando di conseguenza nella disperazione.

In seguito all’arresto del ruandese, il suo avvocato, Quentin Chabert, ha reagito rilasciando una dichiarazione che, secondo i media locali, lascerebbe “perplessi”: “Al momento, nulla accusa il mio cliente, ma nel caso i motivi dell'incendio non si rivelassero accidentali, la comunità cattolica è la migliore per potere usare misericordia. Tanto più se l'autore o gli autori fanno parte della stessa comunità. Bisogna poi tenere presente che non ci sono stati morti né feriti”.

A sostegno dell’innocenza dell’indiziato si è subito schierato il parroco della cattedrale incendiata, padre Hubert Champenois: “Lo conosco da 4 o 5 anni. Fiducia? Ne ho pienamente in lui come negli altri sei collaboratori che sono con noi. C'è andato di mezzo lui perché era incaricato di chiudere la cattedrale”.

Il procuratore della Repubblica di Nantes, Pierre Sennès, nel frattempo, invita tutti

a mantenere la prudenza a fronte del fermo dell’immigrato, dato che le indagini sono ancora in corso e potrebbero a breve fornire dettagli in grado di ribaltare il quadro indiziario messo a punto finora.

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