Così la Russia può travolgere gli Stati Baltici nel giro di poche ore

Nonostante le perdite, la Russia menterrebbe un enorme vantaggio numerico in un attacco a sorpresa contro gli Stati Baltici. I quattro battaglioni Nato non potrebbero fare nulla.

Così la Russia può travolgere gli Stati Baltici nel giro di poche ore

La Russia potrebbe travolgere gli Stati Baltici in ore, non giorni. Il rapporto della Rand Corporation, think tank allineato con l’Air Force, potrebbe aver sottostimato la potenza dell’esercito russo ed alcuni fattori che hanno viziato la valutazione finale.

Il rapporto della Rand Corporation:

“La nazione di Putin è stata considerata per troppo tempo come disarmata, quasi indifesa. Oggi, invece, gli Stati Uniti e la Nato non hanno abbastanza soldati e carri armati in grado di arrestare un’avanzata russa attraverso il Baltico. È corretto affermare che la Nato è stata colta di sorpresa dalla Russia di Putin. Negli scenari immaginati, le forze corazzate russe conquisterebbero in 36/60 ore Estonia e Lettonia prima di dilagare nel resto dell’Europa. L’inevitabile controffensiva alleata, non sarebbe in grado di impedire l’avanzata russa. In tutte le simulazioni effettuate, la Nato non sarebbe in grado di difendere i paesi alleati in prossimità dei confini russi. La forza di Mosca, anche dopo la controffensiva della Nato, resterebbe impressionante. L’Alleanza e gli Stati Uniti per non perdere l’Europa ed arginare l’avanzata negli Stati Baltici, non avrebbero altra scelta che lanciare un attacco nucleare, con conseguenze fatali per un conflitto che diverrebbe globale. La Nato avrebbe a disposizione soltanto poche opzioni, tutte pessime”.

Secondo gli analisti della Rand Corporation, sarebbero necessarie sette brigate, tre delle quali pesantemente corazzate, nella zona del Baltico per prevenire il rapido superamento della Regione. Tali capacità avrebbero un costo stimato di 1,85 miliardi di dollari l’anno in più (cifra che nessuno vuole stanziare). La geografia militare, nel caso scoppiasse un conflitto convenzionale, favorisce chiaramente la Russia. L’unico possibilità per la Nato, che non dispone di un vero esercito permanente in Europa, sarebbe quella di ricorrere al nucleare.

Il rapporto del think tank statunitense, è stato pubblicato lo scorso febbraio poche ore dopo la richiesta definitiva del bilancio presentato al Congresso dal Pentagono. Nel bilancio per l’anno fiscale 2017, il Pentagono ha rimodulato la richiesta dei fondi per il dispiegamento di ulteriori truppe in Europa come parte di un massiccio aumento delle posizioni di difesa nel vecchio continente. Nel nuovo strumento finanziario presentato al Congresso, il Pentagono ha richiesto ed ottenuto 3,4 miliardi di dollari di budget per l’European Reassurance Initiative, operazione lanciata dagli Stati Uniti per aumentare le capacità militari dei suoi alleati in Europa orientale nel contesto della crisi ucraina. Nell’anno fiscale 2016, per l’European Reassurance Initiative erano stati stanziati 780 milioni di dollari.

Il rapporto della Rand Corporation, potrebbe aver sottostimato la potenza dell’esercito russo di travolgere gli Stati Baltici, sfruttando l’elemento sorpresa. La nuova stima, pone una vittoria russa (nel breve termine) fissata in ore, non giorni, così come ribadito sul sito specializzato warisboring.

Il nuovo scenario simulato

Un’invasione russa sarebbe preceduta da una violenta offensiva missilistica ed aerea che paralizzerebbe certamente le difese degli Stati Baltici. Sarebbe soltanto il preludio ad una massiccia operazione aviotrasportata. La forza paracadutista russa è formata da quattro divisioni e sei brigate per un totale di 45 mila soldati ben addestrati.

I dati dell’International Institute for Strategic Studies, aiutano a comprendere il contesto operativo. L'Estonia possiede un esercito di 5.300 soldati in servizio attivo a partire dal 2016. La Lettonia ha 4450 soldati, mentre la Lituania ha in servizio attivo seimila unità. Complessivamente circa quindicimila soldati. Escluso dal computo finale il personale della marina e dell'aeronautica, di piccole dimensioni e del tutto ininfluenti. L'Estonia può contare anche sulla forza paramilitare dell’Estonian Defense League che annovera dodicimila membri, mentre la Lituania 11300. Tuttavia, è improbabile che la totalità delle truppe paramilitari possa essere disponibile nello stesso momento. Inoltre, bisogna considerare la probabile interruzione delle linee di comunicazione dei governi del Baltico, durante le prime fasi del conflitto.

In effetti, anche la Russia non potrebbe lanciare 45 mila paracadutisti in una sola ondata, ma le precedenti esercitazioni potrebbero dare una stima sulla capacità di trasporto del Cremlino. Nell’ottobre del 2015, la Russia ha posto in preallarme diecimila paracadutisti nel distretto militare centrale con uno stato di prontezza al combattimento dichiarato in 24 ore. Nell’anno appena concluso, le principali esercitazioni della Russia sono state effettuate dalle forze aviotrasportate.

Da non sottovalutare, infine, il ruolo di Kaliningrad, enclave russa tra Polonia e Lituania con accesso diretto al mar Baltico. Il sistema stratificato ed integrato di difesa aerea e missilistica schierato prevede radar di allarme precoce e battaglioni armati con sistemi S-300/S400, in grado di imporre una no-fly zone da coprire un terzo dello spazio aereo polacco. Kaliningrad ospita permanentemente tre brigate d’élite completamente equipaggiate a supporto di una brigata di artiglieria. Numero considerevole, ma irrisorio se paragonato alla forza del distretto militare occidentale, basato su 14 battaglioni, compresi quattro corazzati.

Le esercitazioni, sarebbe opportuno ricordarlo, non sono il preludio ad una guerra.

E’ una regola che vale per i due principali schieramenti. Anche la Nato effettua regolarmente delle manovre su larga scala. Rappresentano degli scenari nella remota ipotesi in cui dovesse scoppiare un conflitto che, in poche ore, si trasformerebbe in mondiale e che richiederebbe l’inevitabile impiego delle testate nucleari.

La nuova stima, nonostante le inevitabili perdite subite, conferisce all'esercito russo un enorme vantaggio numerico associato alla superiorità aerea in un attacco a sorpresa. Tali vantaggi sono praticamente garantiti nel breve termine. Proprio l’elemento sorpresa e l'efficacia degli attacchi preliminari, getterebbe le forze regolari dei paesi baltici nel caos. I quattro battaglioni di Atlantic Resolve non potrebbero fare assolutamente nulla.

Nello studio della Rand, la Svezia permetterebbe alla Nato di utilizzare il proprio territorio come base di proiezione dell’aeronautica dell’Alleanza. Tuttavia, ciò porrebbe la Svezia tra i bersagli primari da colpire con diverse opzioni, nucleare compresa. I paesi neutrali e quelli non membri della Nato potrebbero anche non fornire il proprio supporto in caso di conflitto con la Russia.

Tale wargame, riassunto sinteticamente, non rappresenta la realtà.

La Russia e la Nato non si lanceranno nella terza guerra mondiale, poiché diversi asset garantiscono la distruzione mutua assicurata. È la certezza delle distruzione mutua assicurata ad aver impedito, fino ad oggi, una crisi nucleare che non avrebbe vincitori.

La soglia nucleare

Trump e Putin non autorizzerebbero mai l’impiego di testate nucleare in un conflitto, tuttavia l’opzione first strike esiste ed è prevista per affrontare la minaccia imminente di qualsiasi tipo di attacco catastrofico. La deterrenza dipenderà sempre da un certo grado di indeterminatezza e di incertezza. Non è tanto quello che si farà per rappresaglia, ma quello che accadrà una volta avviati i lanci. Tuttavia la questione riguarda proprio il concetto di soglia nucleare. A Donald Trump sarà affidata una particolare capacità di discernimento, quella di trasformare un conflitto convenzionali in nucleare. Tale percezione è affidata alla capacità decisionale del presidente degli Stati Uniti a cui spetta il compito di autorizzate una risposta nucleare scalabile tattica o su larga scala. Una valutazione errata potrebbe innescare conseguenze inimmaginabili. Mosca, nella sua nuova dottrina militare, prevede l’impiego di testate nucleari qualora la sconfitta, in uno scenario convenzionale, fosse certa. In realtà, la dottrina strategica russa prevede anche il ricorso preventivo al nucleare per compensare le forze convenzionali superiori del nemico. Definita strategia di de-escalation, comporterebbe una risposta statunitense su larga scala in second strike.

Il concetto

di soglia nucleare è quindi dinamico e dipende da svariati fattori e dalla percezione delle tecnologia in possesso delle fazioni da colpire. Ciò richiede sangue freddo e una sufficiente padronanza della materia nucleare.

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